“A VIDDANEDDHA” la tarantella di Reggio Calabria e dintorni


 di Maria Lombardo

Le sue origini affondano in quelle manifestazioni rituali legate alla cultura e alla civiltà della Magna Grecia. Probabilmente questa danza nasce come ritmo liberatorio e si sviluppa poi anche con alcune simbologie più “forti”, come il corteggiamento, che ne determinano i particolari atteggiamenti coreografici. A viddaneddha è dunque il ballo reggino per antonomasia e secondo la tradizione ogni festa si conclude con musica e danza. Ne è un classico esempio la “tarantella della veglia” prima della processione di Festa Madonna a Reggio Calabria che, con la veglia notturna all’Eremo, costituisce un importante momento di festa e di attesa a ritmo di musica. Ecco che il ballo si accende quando parte la zampogna e l'organetto,il tamburello e in alcune zone si usavano la “pipita” o “frischiottu”. Una delle particolarità dei suoni della tarantella sono sicuramente le passate, cioè le melodie, che variano di località in località in località. Il nome di ogni tipo di suonata è dato dal paese di provenienza. Tra le più comuni troviamo la suonata “Cardola“, tipica del paese di Cardeto, quella “Mosorrofana” di Mosorrofa, o ancora la “Catafurota” di Cataforio e tante altre…Si fa la “rota sta a significare il territorio di appartenenza: il paese o il rione; con la danza si va a conquistare tale spazio. Il simbolismo che si cela dietro i passi della danza a volte assume significati diversi. Nel primo caso viene a simboleggiare un vero e proprio duello per il predominio dello spazio delimitato dalla rota, nel secondo caso si mima il rituale del corteggiamento in cui la donna in maniera contenuta e pudica mostra civetteria che ricorda gli atteggiamenti della danza greca classica.Quando si balla generalmente si eseguono dei passi “puntati”che seguono cioè il ritmo del tamburello, ogni ballerino esprime la danza e la musica come meglio crede ma sempre restando all’interno di un linguaggio coreutico condiviso e di rispetto per la dama con cui sta ballando. Generalmente all’inizio del ballo i due ballerini sono a distanza, man mano l’uomo si avvicina fino ad arrivare a “chiedere le mani” alla donna, porgendogliele con il palmo verso l’alto, per il ballo intrecciato. In molte zone della Calabria si balla senza mai prendersi per mano o ballando spalla a spalla, cosa che comunque restava riservata alle coppie di coniugi o tra parenti stretti. Nel ballo uomo-uomo o donna-donna ci si poteva prendere dalle braccia. Una volta allacciata la coppia comincia a girare in senso antiorario eseguendo dei cerchi in cui la donna cerca di mantenere comunque il centro della rota. I passi fondamentali, che si basano su delle terzine, possono essere fatti anche sul posto, ma generalmente vi è un giro, un ruotare antiorario dei ballerini all’interno della “rota”. I passi sono spesso doppi e ondeggiati. il movimento del corpo dalla cintura in giù e dalla cintura in su sono indipendenti, il tronco è statico mentre le gambe sono freneticamente in movimento. Un passo particolare è il soprappasso o “intricciata”dove appunto i passi vengono intrecciati battendo un piede all’esterno dell’altro in maniera alternativa. Un altro passo è il passo “illi adornu” che si esegue quando si è al bordo del cerchio mimando il volo di un uccello che cerca di incantare la preda per poi ghermirla e dirigendo a spirale con l’intento di portare l’altro ballerino verso il centro della “rota”. Se l’avversario cede andrà verso il centro e verrà sostituito dal Mastro di ballo, in caso contrario potrebbe eseguire il passo: “tagghjapassu” cercando di interrompere il percorso a spirale. Il tagghjapassu è usato dalla donna per sfuggire al corteggiamento dell’astante. Quest’ultimo passo può portare alla “schermijata” ovvero il mimo con l’indice ed il medio della mano di un coltello che viene puntato prima contro l’astante e poi verso il cielo e da quel momento si mimano fendenti e affondi.La donna può usare un foulard da agitare davanti all’avversario come sfida, mentre l’uomo per mostrare le sue capacità con i suoi passi per conquistarla e riuscire come simbolo di successo a scompigliarle i capelli (scapigghjarla), a toccarle il viso (nzigarla) o a prenderle il foulard (n’nnopiarla).‘u mastr’i ballu: una persona di rispetto che detta le regole della “rota”, seguite con rispetto da tutt’i partecipanti alla danza. E’ lui che dirige la tarantella. E’ lui che invita i ballerini a ballare. E’ lui che forma le coppie e le separa; organizza, dirige e porta avanti il ballo, dando indicazioni che vanno oltre la danza in se stessa… Nessuno degli invitati al ballo, uomo o donna che sia, può rifiutare l’invito a ballare! E’ lui che crea la cosiddetta “rota”, la quale, per quella circostanza e in quel luogo, dovrà es-sere una e una sola: in nessun caso, infatti, possono esserci due o più “mastri di ballu”.Alla coppia non è permesso alcun contatto fisico, ma soltanto è accettato il contatto con le mani. La donna, che generalmente si muove di meno, quasi sempre occupa il centro della ruota: posizione di prestigio e di rispetto. Ovviamente da un paese ad un altro cambia il significato.


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