Domenico Antonio Gullì da Chiaravalle alle Scuole Regie di Monteleone



di Maria Lombardo


Domenico Antonio nasce a Chiaravalle nel febbraio del 1757 da famiglia benestante imparentato per via materna col notaio Dell'Apa. Notaio che 30 anni dopo si occupò di privatizzare le terre delle chiesa per la Cassa Sacra. In famiglia si accorsero subito delle doti intellettuali del figlio e a ragion veduta gli fecero frequentare molti maestri poco preparati a Chiaravalle che tarparono le ali al Gullì. Predilesse lo studio delle lingue; presto parlò e scrisse con padronanza: italiano, latino, greco, inglese, spagnolo. In giro per l'Italia migliorò le sue conoscenze tra Roma e Firenze. La sua fama di uomo colto fece eco prima del suo ritorno in Calabria Ultra, proprio per l'occasione le Scuole Regie di Monteleone fanno di tutto per averlo, gli affidano così la cattedra di umane lettere. Quando nel 1799 cambia lo scenario politico ed il Ruffo dallo sbarco di Punta Pezzo nei pressi di Villa San Giovanni punta su Nap oli, il professor Gullì viene arrestato e mandato nelle prigioni Borboniche. Arrestato solo perchè lesse gli insegnementi di Ierocades prete di Bagheria, il quale si spingeva verso l'esoterismo e la Massoneria. Dopo la lettura Gullì però passò alla frequentazione di questo prete per curiosità e studio. Lontano da Napoli veniva informato degli avvenimenti e delle lotte tra giacobini e sanfedisti, tra patrioti e briganti. Il moto controrivoluzionario del Ruffo (più uomo d’armi che d’altare) con la sua marcia trionfale tra stragi cacciò i francofoni da Napoli e fece lavorare la mannai. Molti Patrioti, meno fortunati del Gullì ci lasciarono la vita uccisi sotto la forca di piazza Mercato in Napoli: tra questi ricordiamo il sacerdote Don Vitaliano Staglianò. Dopo la Pace di Firenze,con la seconda occupazione francese, il professor Gullì fu riabilitato e reintegrato sulla cattedra delle Regie Scuole di Monteleone e, successivamente, nominato Giudice di Pace. Ma lui era insegnante nell'animo e poco dopo lasciò l'incarico di Giudice e insegnò nei classici greci e latini presso il Ral Liceo di Catanzaro; Purtroppo per la salute cagionevole che si aggravò nel Catanzarese richiese ed ottenne la stessa cattedra al Real Collegio di Monteleone. Nel 1813 vissè e operò ben poco, lo accolse la morte morì, infatti, in braccio alla sua dolce consorte il 18 novembre del 1814, compianto da amici e studenti. Si distinse per essere un ottimo grammatico e critico illuminato. Le sue opere copiose e complete sono impresse con vastità di dottrina,piene di giudiziose e, profonde osservazioni atte a recare gran giovamento agli allievi per i quali le aveva composte. Altruista e mai ostentò le sue possibilità economiche, era uno intra pares! Ed infatti, egli morì povero; tant’è che una sua proprietà, che curava personalmente, gravata da obblighi economici passò, alla sua morte, a diversi creditori a soddisfazione dei debiti contratti. Soffrì molte limitazioni per le sue idee questa la motivazione per cui oggi riporto in auge la storia del prof. Gullì da Chiaravalle.Tra le sue opere, date alle stampe, ricordiamo: ”Saggio su di Fedro di un Pastore Arcade” con una sua traduzione in verso sdrucciolo. Napoli 1770; ”Capitolo sullo Stato d’Europa”, omaggio al Re e alla Regina, in terza rima. Napoli 1795. ”Il Sacrificio di un Arcade”, capitolo. Napoli, 1796. ”Capitolo in Terza Rima” per le nozze di sua Altezza Reale Francesco di Borbone. Napoli, 1803. Tra i manoscritti segnaliamo: 1)”Grammatica Ragionata della Lingua Italiana.” 2)”Nozioni di Grammatica Greca”, divisa in due parti. 3)”Prospetto generale delle inflessioni greche”. 4) “Nozioni Enclopediche”.- 5)”Trattato di Anatomia”. 6)”Memorie sul Collegio Basiliano di Monteleone”. 7) ”L’Asino Privilegiato”. 8)”Il Giuoco del Lotto”, racconto. 9)”Sonetti, Canzoni e Composizioni Politiche”. 10)”Odi ed Elegie Italiane” in due volumi, depositati presso l’archivio dell’Accademia Fiorentina, 1812. 

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