La Ninna di Natale sotto casa per augurio, tradizione Amanteana (CS)



di Maria Lombardo


Una bella tradizione persa! Fino all’ultimo decennio del secolo/millennio scorso qualcuno ancora si applicava in questo gesto di riguardo e di buon augurio; Non sono stati molti coloro che a ciò si sono dedicati e pochi ne hanno sentito parlare. Vediamo di cosa si trattava. Una tradizione che si faceva col buio intorno alle 5 quando la persona a cui veniva rivolta era nel sonno. Si veniva svegliati dalla  della Ninna proveniente dalla strada sotto casa. Chi la riceveva la viveva come un dono ci si alzava si andava alla finestra e si scorgevano un gruppo di otto-dieci persone impegnate nel canto. Una alla volta vedevi aprirsi le finestre e i balconi intorno e tutti ad ascoltare come accomodati su tanti palchi in teatro. La famiglia destinataria si poteva dedurre, il più delle volte, dal posizionamento e dallo sguardo dei cantori. Si trattava di un nucleo familiare nel quale qualcuno era guarito da una lunga malattia, una donna dopo lunghissima attesa era rimasta gravida, un bambino tanto desiderato era nato, aver superato brillantemente un concorso statale, acquistato la casa, e altri eventi ritenuti determinanti nel percorso di vita domestica. Insomma era un canto di nascita a nuova vita! Alla Ninna, dedicata al Bambinello che sta per nascere e che, per la fede cristiana, affrancherà il mondo dal male, viene associata la nuova condizione della famiglia nella quale un evento prodigioso si è verificato a sollevarla dal bisogno.  Spesso la famiglia beneficiaria del canto era ignara di tale coinvolgente dedica. La cosa che “intrigava” i vicini assestati sulle affacciate di casa, era capire a chi quella Ninna fosse dedicata. La questione si complicava ulteriormente se il caseggiato era ampio. L’incognita non sussisteva se in un evento rilevante, e noto a tutti, era stata coinvolta una famiglia. In ogni caso, al cominciar del giorno, con un rapido giro di voci, tutti sapevano e commentavano.  Anche in questo spaccato sociale, dulcis in fundo, si finiva a tavola. I cantori salivano in casa del beneficiario, il quale, se preavvisato della dedica preparava tavolate imbandite d’ogni bene altrimenti doveva “svaligiare” gli stipetti al momento.  Siccome calabrisi e muli ‘un mangiunu maj suli la presenza dei vicini di casa al quel desco natalizio era considerata un valore aggiunto per quell’evento indimenticabile.
Ad organizzare la seduta del canto era generalmente un parente o un amico della famiglia o un compare che in passato era stimato più di un amico, più di un parente.
Il convivio durava pochi minuti in quanto bisognava arrivare in chiesa per l’inizio della funzione che precede la Ninna. Eppure questa bella e incoraggiante tradizione ad Amantea è perita. Rinnovatela!

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