La festa di San Nicola a Monasterace (RC)







  di Maria Lombardo                                                                                                                                                                            Vi è un ditterio calabrese che cita :”passata a festa, gabbatu u Santu”, ma sono ancora in tempo per raccontarvi questa bellissima tradizione di Monasterace, e di questo intendo ringraziare il prof.Teti che ha studiato questa tradizione popolare. Non conoscevo questo rito dove la sera del 5 dicembre, vengono benedetti ceste di pani sotto la statua di San Nicola. Siamo a Monasterace nel Reggino dopo la Messa i fedeli girano per le viuzze con in tasca questi "paniceddi i buggia"( à buggia è la tasca) impressi con simbolo il "simalo" con la scritta W.S.N. (Viva San Nicola) o con i "crucetti" (piccole croci di pane). Questi paniceddi verranno distribuiti durante la processione di San Nicola. Un rito molto intenso! Si possono ammirare i cantori della Confraternita di San Nicola che intonano l'Ufficio davanti il simulacro di Nicola. Canti in latino tramandato oralmente e mai modificato nei secoli. Il pane del Santo viene mangiato ai pasti o la sera come voto. E' chiaro quanto questo sia un vero rito contadino che vede suggellarre i legami tra popolo e la loro terra quando per le festività natalizie si fa ritorno alla terra natia. San Nicola originario della Licia diviene il protettore dei viaggiatori ed ill suo culto si diffonde molto in Calabria. I panini di San Nicola sono un grosso segno di devozione legati alla figura del Santo. Nicola gravemente malato ottenne una guarigione della Vergine : «Chiedi in carità, in nome di mio Figlio, un pane. Quando lo avrai ricevuto, tu lo mangerai dopo averlo intinto nell’acqua, e grazie alla mia intercessione riacquisterai la salute». Nicole seguì quel consiglio ricevuto in carità da una donna e così guarì. Da quel giorno san Nicola prese a distribuire il pane benedetto ai malati che visitava, esortandoli a confidare nella protezione della Vergine Maria per ottenere la guarigione dalla malattia e la liberazione dal peccato. Per concludere utilizzerò le parole del Teti:”Le usanze di tanti "piccoli luoghi", a torto ritenuti periferici e marginali, sembrano interrogare e interpretare, con il loro sofferto "ritorno" e con un problematico "restare", il bisogno di sacro che caratterizza, nonostante tutto, forse a causa di nuove paure e di vicende drammatiche, la nostra vita quotidiana”. Indubbiamente anche io condivido le parole del prof. Teti anche io come lui penso che lo studio dei piccoli centri e di quelli marginali può darci una visione completa della Calabria. Il pane poi è simbolo di queste terre e quando diventa dono si può ambire ad una vera e propria comunione.

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