La tragedia di Monongah in America: 37 calabresi persero la vita in una miniera.

 


di Maria Lombardo 


Quello che sto per raccontare è davvero una storia conosciuta a pochi!  Monongah era una manciata di casette di legno che sorgeva nei pressi di una miniera, ubicato a quasi 300 metri di altitudine nello Stato del West Virginia (USA).

 La compagnia che vi operava per l’estrazione del carbone era la “Fairmont Cool Company”. Questa, come da consuetudine in quel tempo, assumeva i lavoratori selezionandoli tra quelli più robusti e in salute. Si assumeva in gruppi di connazionali per aiutarsi e supportarsi,lavoravano anche più di dieci ore al giorno nella polvere, ed erano retribuiti sulla base delle quantità di carbone estratte dal giacimento: nel migliore dei casi riuscivano a percepire 0.75 dollari al giorno, circa 3.75 lire, paga nettamente superiore a quella che percepiva un bracciante agricolo nella Calabria dei primi del ‘900. I calabresi che lavoravano in quella miniera conoscevano già quel lavoro in quanto la Calabria ricca di miniere, ma erano pronti a correre il rischio con la speranza di mettere da parte abbastanza denaro da investire in un impiego diverso, magari meno rischioso, oppure con il sogno di ritornare nei paesi d’origine. I calabresi inoltre rispettavano le feste tradizionali e il 6 dicembre era festa di San Nicola! Quel giorno però  due esplosioni in rapida successione devastarono le colline sovrastanti, cancellando le gallerie numero 6 e numero 8 della miniera. Le terribili deflagrazioni fecero tremare la terra, come per un terremoto in un raggio di diversi chilometri di distanza dal cuore della disgrazia.  Non appena il riecheggiare delle esplosioni si esaurì, un coro di grida strazianti si levò dalle misere capanne delle famiglie dei minatori: erano le mogli, i figli, i parenti di quei valorosi lavoratori che appena poche ore prima si erano recati in miniera.Dopo alcuni giorni di estenuanti ricerche il numero dei cadaveri estratti dalla miniera contava ben 362 vittime, di cui circa 172 italiani e tra questi tra i 32 e i 37 sangiovannesi (San Giovanni in Fiore).  Le regioni italiane coinvolte nella tragedia furono la Calabria, il Molise, l’Abbruzzo, il Veneto, la Puglia, la Basilicata, la Campania, il Piemonte e il Lazio. Tra i dispersi buona parte erano ragazzi, i figli dei minatori, appollaiati al buio del sottosuolo americano come pipistrelli. Il loro impiego nelle miniere era favorito da una legge americana (buddy sistem) che permetteva a ciascun minatore di portare con sé un aiuto con cui condividere fatiche e ricompensa. Questa tragedia è stata taciuta tutti volevano dimenticare quella fine atroce di congiunti. Tuttavia di questa tragedia non ne parlò per lungo tempo nessuno intendo ricordarla io e ricordare tutti gli italiani coinvolti. La rievocazione della tragedia di Monongah deve servire, soprattutto alle giovani generazioni, per riflettere sul fenomeno “emigrazione” e per riconoscere pari dignità e diritti a chi, come è successo a tanti nostri emigrati, lascia la propria terra e la propria famiglia per costruire un futuro migliore.


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