28 DICEMBRE 1908 nascono i comitati “Pro Calabria” per la ricostruzione post terremoto calabro-peloritano






 di Maria Lombardo 


 E’ l'anniversario di una pagina triste della città di  Reggio e Messina: distruzione e morte.

".. in un cataclisma che nessuna mente umana avrebbe potuto concepire, nemmeno nei sogni di una macabra fantasia, che nessuna parola saprà mai riprodurre, che nessuna penna saprà mai descrivere, noi abbiamo perduto tutto…"Una poesia che la poetessa Ada Negri scrisse per l'occasione invitava alla raccolta aiuti che fu copiosa sia Italia che all’estero:… Fratelli in Cristo, destatevi dal sonno, andate a soccorso con zappe e leve, con pane e vesti. Nelle lontane terre dell'arsa Calabria crollano ponti e città: i fiumi arrestano il corso, sotto le case travolte le creature sepolte vivono ancora, chi sa!! … Batte la campana a stormo. Pietà, fratelli, pieta!... Ed ecco che il 28 dicembre 1908 alle 5,21 un fortissimo terremoto d’intesità dell’undicesimo grado della scala Mercalli distrusse le città di Messina e di Reggio Calabria. Per evitare la dispersione di forze e soccorsi, il 29 dicembre, con decreto del presidente del Consiglio dei ministri, si costituì il Comitato centrale di soccorso pei danneggiati  dal terremoto della Calabria e Sicilia con «l’incarico di decidere in quale forma e in quali proporzioni debbano erogarsi le somme raccolte dalla carità pubblica e privata e di stabilire le norme per la pronta ed efficace organizzazione dei soccorsi». Fin da subito, il Governo stabilì che si costituissero comitati provinciali per la raccolta delle offerte e che fossero concentrate su un conto corrente apposito aperto presso la Banca d’Italia.

Il comune di Roma rispondendo a questa richiesta il 30 dicembre predispose la costituzione del Comitato generale romano di soccorso pro Calabria e Sicilia (da ora in poi Comitato romano) che organizzò una passeggiata di beneficenza, un solenne plebiscito di dolore e un ciclo di spettacoli e conferenze il cui totale ricavato andò a beneficio dei danneggiati. Inoltre in previsione dell’arrivo dei profughi e dei feriti a Roma si predispose un servizio di soccorso e di accoglienza alla stazione Termini e nei ricoveri allestiti nella città. Infatti giunsero a Roma dopo il terremoto oltre 3000 persone, di cui 2000 ospitati negli istituti e i rimanenti presso case private. Il 21 gennaio 1909, per meglio regolare la distribuzione dei soccorsi, evitare abusi e truffe, agevolare l’identificazione degli sfollati, si decise la costituzione della Commissione per l’accertamento dei profughi che si divise in due sottocommissioni, l’una per l’identificazione dei profughi calabresi, presieduta dall’onorevole Antonio Cefaly, e l’altra per quelli siciliani, dall’onorevole Francesco Todaro. Tale Commissione stabilì che la distribuzione dei sussidi fosse di tre specie: prime necessità, sistemazione a Roma con ricerca d’impiego o rinvio nelle zone d’origine: Avendo raccolto complessivamente 472 richieste di sussidi ed erogato la cifra di £172.525, in considerazione che tutti gli sfollati avevano ricevuto l’aiuto richiesto, l’attività della Commissione per l’accertamento dei profughi fu sospesa per effetto della deliberazione presa dal Comitato romano il 15 maggio dello stesso anno. Con i fondi raccolti nelle varie questue il Comitato romano decise di costruire a Reggio Calabria e a Messina delle baracche per i terremotati: nel giugno del 1910 avendo portato a termine i lavori prefissati, si deliberò che la rimanenza di cassa fosse erogata per la costruzione dell’ospedale Garibaldi a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, e per il mantenimento di alcune fanciulle iscritte nella Scuola preparatoria operaia femminile di Roma. Da Bologna arrivarono poi squadre di soccorso subito per curare i feriti e assistere i senzatetto. Accorrono in aiuto anche alcuni studenti dell'Alma Mater. Nel frattempo il Comitato bolognese di soccorso pro Sicilia e Calabria si occupa di raccogliere fondi per il mantenimento a Bologna di orfani e giovani poveri. A questo proposito il conte Francesco Cavazza promuove un ente "destinato ad assistere materialmente e moralmente quei miseri giovani che, avviati alla carriera degli studi e già pervenuti alle classi superiori, non potrebbero più proseguire per la via intrapresa".

Come per il precedente terremoto in Calabria del 1905, alcuni ragazzi saranno ospitati nel Collegio convitto Ungarelli. Intanto la moglie di Cavazza, contessa Lina Bianconcini, istituisce a Messina un laboratorio di cucito e ricamo, una lavanderia e un ricreatorio festivo, con l'obiettivo di dare un po' di lavoro alle donne.

Il Comitato bolognese costruirà a Campo Calabro un vero e proprio villaggio residenziale, in cui a tutti gli isolati verranno dati nomi di città emiliane e saranno disposti attorno a una strada centrale intitolata "Viale Bologna". Ogni casa sarà dotata di una targa con il nome del benefattore e con le norme da rispettare per il "godimento" della stessa. Ecco perché i neomeridionalisti dovrebbero studiare su libri seri!

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