Siete mai stati al Museo della Memoria Ferramonti di Tarsia (CS)
di Maria Lombardo
Del campo di internamento edificato
a Tarsia ho parlato ampiamente negli anni passati sia in questo blog che in
altri. Infatti dal 1940 al 1943 nella frazione Ferramonti venne realizzato un
campo di internamento civile. Di esso, utilizzato fino al 1945 per ospitare
profughi, non resta praticamente nulla. Il campo di Ferramonti, il più grande
d’Italia, fu utilizzato dal 1940 al 1943 per internati ebrei, italiani e
stranieri, antifascisti, apolidi e cittadini di potenze nemiche. Le condizioni
di internamento, nonostante gli sforzi nell’auto-organizzazione da parte dei
prigionieri stessi, furono rese difficili dall’insalubrità del luogo, dagli
scarsi rifornimenti, e anche dai combattimenti tra i vari eserciti nell’estate
del 1943. In quel periodo il campo fu ufficialmente disciolto, ma molti
internati, non avendo alternative, scelsero di rimanervi. Il campo fu quindi
amministrato dagli Alleati, che lo diedero presto in gestione agli stessi
(ormai ex) internati fino a quando, alla fine del 1945, fu sgombrato
definitivamente e abbandonato per decenni. Negli anni è stato completamente
depredato e distrutto, anche a causa della successiva costruzione del vicino
svincolo autostradale. Questo campo è stato dimenticato poi usato come
deposito. Nel 1988, grazie soprattutto al lavoro di ricerca e promozione
culturale di Carlo Spartaco Capogreco, si riaprì l’interesse per esso e fu
costituita la Fondazione internazionale Ferramonti per l'amicizia tra i popoli,
il cui obiettivo è stato - ed è tuttora – lo studio del rapporto tra storia,
memoria e società contemporanea. Essa contribuì a richiamare l’attenzione degli
studiosi e delle istituzioni – anche a livello internazionale – sul campo di
Ferramonti e sull’internamento civile e a promuovere iniziative di tutela,
nell’ambito della scoperta dei luoghi della memoria. Ecco che il 25 aprile 2004
viene inaugurato un bellissimo e istruttivo museo. Il museo si sviluppa su tre
sale, visitabili anche attraverso il sito internet, mentre altre due sono
dedicate a mostre temporanee. Nella prima sono esposti documenti e fotografie
relativi alla storia del campo, dalle strutture di alloggio alle immagini del
personale e degli internati. Nelle teche sono conservati materiali relativi
alle leggi razziali e alla costruzione del campo, oggetti personali e la
bibliografia su Ferramonti. La seconda sala ospita foto di gruppi d’internati
ebrei di diversa provenienza passati per il campo. Nella terza sala, ancora, sono
esposte altre fotografie di internati ebrei, ma anche jugoslavi, cinesi e
francesi. Un certo spazio è destinato anche alla vita del campo dopo la
liberazione e alla città di Cosenza, che subì gravi danni a causa dei bombardamenti.
La documentazione raccolta offre una panoramica complessiva di ciò che era la
“normalità” della vita nel contesto straordinario del’internamento: matrimoni,
partite di calcio, rappresentazioni teatrali etc. All’esterno del Museo è
presente un albero d’ulivo che proviene dalla Collina dei Giusti di Gerusalemme
ed è dedicato al rabbino Riccardo Pacifici, per il suo impegno nel sostegno
psicologico e religioso del campo.La storia del campo è raccontata in un
percorso che si snoda negli antichi padiglioni ristrutturati e che espone, in
un allestimento museale, i documenti ufficiali, i ricordi, fotografie, disegni
e video provenienti dalla realtà del Ferramonti.La gestione del museo è affidata
alla Fondazione Museo Internazionale della Memoria Ferramonti di Tarsia, con
l’avvocato Franco Panebianco quale presidente. L’attuale direttore del museo è
lo storico Francesco Folino.
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