MONASTERO ITALOGRECO DEI SANTI SERGIO E BACCO (Ruderi di complesso cenobitico – VIII secolo) Drapia (VV).
di Maria Lombardo
La storia di Drapia (Trapianè, Τραπειανή in greco antico) è
intimamente legata al famoso monastero dei Santi Sergio e Bacco, perché fu appunto
attorno a questo che trovarono rifugio e protezione i primi scampati alle
incursioni saracene, dando così vita al nucleo abitativo. Il cenobio, eretto
dai monaci italogreci agli albori dell’VIII secolo. La tradizione voleva che il
luogo per costruire il convento sia stato regalato dagli eredi di una nobile
famiglia tropeana, la famiglia di Santa Vergine e Martire Domenica, e perciò i
monaci, nella recita dell’ufficio divino commemoravano sempre la Santa. Il
cenobio fu luogo di dimora di veri santi asceti, lontano dai rumori del mondo e
non visto dal mare, da dove avrebbero potuto irrompere degli infedeli e distruggerlo.
Vi era l’orto e il boschetto con una fonte di acqua salubre, la quale scorre
ancora ed è detta “Vardaro”. In seguito, con l'avvento dei Normanni, venne imposto
sulla regione l'adesione alla liturgia latina a scapito di quella greca e l'introduzione
del sistema feudale legò definitivamente Drapia al destino della vicina città
di Tropea. Nell’anno 1221, con una bolla di Onorio III, il monastero ricevette
una visita particolare, quella di due delegati apostolici, cioè del Vescovo di
Crotone e dell’Abate di Grottaferrata. Il monastero è stato abitato fino al
1421, allorquando si decide di abbandonare l’edificio per l’incombente minaccia
di un cedimento del sottosuolo che difatti, da lì a poco, farà rovinare
l’intera struttura. Dopo essere stato riparato, il vescovo di Tropea, Nicolò Acciapaccia,
nell’anno 1421, lo consegnò ai Francescani, che lo rifondarono come Convento di
San Sergio e Bacco. Proprio in questo periodo si naa che vi fu guardiano San
Bernardino da Siena. Per secoli si conservò nel convento lo scudo che il santo
portava con sé nelle sue missioni. Successivamente, il terremoto del 5 febbraio
1783 lo distrusse in maniera tale che ai giorni nostri non rimangono che pochi
ruderi...
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