Due Nicoteresi Aquilano e Calabrò pilastri di un calcio di altri tempi.


 di Maria Lombardo

Circa 57 anni fa a Polistena veniva scritta una delle storie calcistiche più belle di sempre, tale da rimanere impressa nei ricordi di chi quei momenti li ha davvero vissuti. Tra quei  autori di vittorie spettacolari, figuravano due giovani ragazzi di Nicotera che furono adottati dalla cittadina intera e dai suoi tifosi grazie alle loro incredibili prodezze. Stiamo parlando di Armando Aquilano e Peppe Calabrò, rispettivamente attaccante e portiere di quella storica squadra che raggiunse un traguardo eccezionale: la promozione in Serie D. Nati entrambi a Nicotera Marina, Aquilano e Calabrò sono legati dalla stessa passione per il calcio da sempre.Prima di vestire i colori rossoverdi, entrambi hanno vissuto esperienze diverse.  Nel caso di Armando Aquilano, le sue abilità non passarono inosservate e nonostante la giovanissima età giocò per la Gioiese. In quel periodo mise a segno un numero considerevole di reti e il suo talento gli aprì la strada per un’occasione speciale. Sebbene l’esperienza di Aquilano fosse limitata a dei campi modesti, il suo talento fu sufficiente a guadagnarsi un posto nella squadra giovanile del Milan. Lì, ebbe l’occasione di crescere al fianco di figure che il calcio nazionale conosce ancora molto bene, tra cui Altafini, Rivera, Maldini e i suoi compagni di squadra Prati e Vecchi. L’esperienza al Milan durò un solo anno perché fu costretto a rientrare a Nicotera dopo la scomparsa di suo padre. Un’occasione importante arrivò quando Giacomo Corica, amico di famiglia e allora giocatore del Cittanova, lo spinse a fare un provino per la squadra del Polistena. Anche in quel caso, Aquilano riuscì ad entrare in squadra, nonostante si trattasse ancora di un progetto in fase di costruzione.Per quanto riguarda Giuseppe Calabrò, dopo un’esperienza nella Rosarnese Juniores arrivò anche lui a Polistena.Da compagni di squadra sia Aquilano che Calabrò, definiti dai giornali locali “Le colonne del Polistena”, presero parte ai successi che portarono in alto il nome della squadra polistenese: il primo, soprannominato testa d’oro, a suon di goal e il secondo, il ragno nero, con parate acrobatiche.  Nella stagione 1965/66, la squadra vinse il suo girone e sfiorò la Serie D (all’epoca definita Quarta Serie) in uno spareggio contro il Nicastro.L’anno successivo il Polistena si rinforzò e a quel tempo, sottolinea Calabrò, giocare lì era motivo di vanto e orgoglio per tutti. Uno dei principali segreti dei loro successi fu senza dubbio il forte legame che si creò all’interno del gruppo squadra. Gli stessi tifosi avevano contribuito a creare quel clima di familiarità e sia Aquilano che Calabrò sono grati dell’affetto che hanno ricevuto in quegli anni.Come già anticipato, l’apoteosi per il Polistena arrivò nella stagione 1966-67, con Aquilano e Calabrò protagonisti di vittorie e ottimi risultati. I giornalisti dell’epoca, tra cui Vincenzo La Gamba e Luigi Malafarina, descrissero Aquilano come un giocatore incisivo, le cui serpentine ubriacanti e i passaggi imprevedibili facevano la differenza.Se in attacco i goal non mancavano, la porta del Polistena venne egregiamente difesa da Peppe Calabrò per tutta la prima parte della stagione. A marzo del 1967, fu infatti costretto a lasciare il suo posto a Francesco Fulco, suo secondo, per svolgere il servizio militare. Le sue parate acrobatiche gli valsero il record di imbattibilità che durò per ben 765 minuti e a quel tempo, sottolinea Calabrò, si trattava di un primato detenuto da lui, Zoff e il portiere del Foggia, Trentini. Il giornalista Luigi Malafarina parlò di lui come di un portiere saracinesca, dotato di gran classe, lucido tra i pali e tempestivo nelle uscite. Il campionato di quella stagione fu particolarmente combattuto e, tra tutti, i match più infuocati furono quelli contro Pro Pellaro, Palmese e Gioiese. Proprio nel derby della Piana ci fu un scontro molto accesso che portò alla sospensione della gara per alcune decisioni arbitrali. Come raccontato dalle cronache locali, all’85’ il Polistena si trovava in vantaggio grazie ad una rete segnata all’ottavo minuto da Versavia e alle splendide parate di Calabrò che avevano contribuito a contrastare l’offensiva Viola. A cinque minuti dalla fine della gara arrivò, però, l’episodio che generò le proteste dei tifosi locali.Dopo una stagione spettacolare, l’11 giugno 1967 arrivò la conferma per Aquilano e compagni: il Polistena si aggiudicò il primo posto del campionato dilettantistico del Girone B con una vittoria per 4-0 sulla Fortitudo Locrese. La squadra di Guida, definita “rullo compressore” dalla Gazzetta del Sud, conquistò la possibilità di giocarsi la promozione in Serie D contro il Morrone. Delle due gare contro i cosentini fu decisiva la partita di ritorno che finì 4-1 per i rossoverdi e Aquilano fu uno dei migliori in campo, con un 8 in pagella. L’anno successivo, il Polistena perse Aquilano che fu ceduto alla Vibonese, mentre Calabrò si trasferì alla Palmese. Lasciatesi alle spalle le vittorie polistenesi si aprirono nuove strade per entrambi. Calabrò non ha mai abbandonato il calcio e ha proseguito in Emilia con esperienze da allenatore e preparatore dei portieri. Aquilano, dopo una parentesi a Nicotera, si trasferì a Bologna. Lì, replicò quello che aveva fatto anni prima giocando in Promozione con una squadra dilettantistica, vincendo anche il titolo di capocannoniere. Armando Aquilano e Giuseppe Calabrò sono figli di quel calcio puro e affascinante nato dalle strade, dalle piazze e dai cortili di quartieri popolari.  Storie come questa ci permettono di comprendere il vero significato per cui questo sport è nato.


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