Il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria il secondo museo più grande del mondo per numero di reperti


 di Maria Lombardo

 

Inaugurato nel 1959, rappresenta uno dei rari esempi di edificio progettato e realizzato per accogliere collezioni museali infatti il Palazzo che lo ospita, intitolato a Marcello Piacentini, uno dei massimi esponenti dell’architettura del primo Novecento, che lo concepì nel 1932 in chiave moderna, dopo aver visitato i principali musei d’Europa, è tra i primi in Italia ad essere progettato al fine esclusivo dell’esposizione museale. Dopo il Museo Archeologico di Berlino, quello di Reggio Calabria, è il museo più grande al mondo per numero di reperti dell’antichità, ma non ha pari quando si parla di tesori della Magna Grecia, quell'area geografica del nostro Paese che fu anticamente colonizzata dai greci intorno all'ottavo secolo a.C. e di cui restano importanti testimonianze proprio in quello che è considerato uno dei centri espositivi più prestigiosi d'Italia. Dunque, il Museo di Reggio Calabria è una delle mete obbligatorie per tutti gli amanti della cultura classica e dell'archeologia, grazie ai suoi reperti, frutto delle varie campagne di scavo condotte fino ad oggi in Calabria. Il percorso museale ha inizio dall'alto, con una sezione dedicata alla Preistoria, con reperti risalenti al Paleolitico  fino all’età del ferro (VIII secolo a.c.), e si sviluppa fino al piano terra toccando le varie epoche tra le quali quelle della Magna Grecia, dei Bretti, dei Romani e dei Bizantini attraverso l'esposizione dei reperti ritrovati nei vari scavi calabresi garantendo una continuità spaziale e logica con l’obiettivo di far conoscere al visitatore la vita quotidiana, privata e pubblica, di chi ha abitato la Calabria nei tempi antichi, anche con l’ausilio di didascalie, pannelli con testi esplicativi e supporti dedicati. Tra tutti i reperti i più famosi e conosciuti sono sicuramente i Bronzi di Riace, rinvenuti nel 1972 al largo del mare di Riace sulla costa ionica. Trattasi di due meravigliose statue in bronzo del V secolo a.C. fiore all'occhiello dell'archeologia italiana, nonchè simbolo della storia grandiosa e millenaria della Calabria. Le ipotesi sulla provenienza, sull’identità dei personaggi e sugli autori delle statue sono diverse, ma non esistono ancora elementi che permettano di chiarire questi dubbi.


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