La tradizione del Sabato Santo a Pizzo Calabro: “a pricissioni du Signuri Mortu”


 di Maria Lombardo 


Per il Sabato Santo, presso la Chiesa di San Sebastiano, si prepara la processione del Cristo Morto (‘U Signuri Mortu). Un tempo si metteva all’ incanto l’incarico di portare la statua del Gesù Morto e quella dell’Addolorata, ed era motivo di orgoglio ottenere questo privilegio.La “Gloria”, cioè la Risurrezione di Cristo, veniva annunziata  a mezzogiorno del Sabato Santo (oggi è a mezzanotte), al suono festoso delle campane di tutte ‘le chiese della cittadina.L’interesse è tutto incentrato alla “Processiòni d’’u Signuri Mortu”, altrimenti detta ”Processiòni di I’Angialèji”, che accompagna il Cristo Morto, dentro una bara coperta di veli. La bara oggi è portata dai fratelli della Arciconfraternita di San Sebastiano, vestiti con abiti neri, guanti, bianchi e con la testa cinta da’ una corona di spine. L’imponente processione, a cui partecipano anche autorità civili e militari, apre con lo stesso tamburo  listato a  lutto che ha accompagnato l’Addolorata e San Giovanni nella processione della sera di Venerdì Santo. Segue la Croce nera, bordata con un nastro bianco. Il corteo è accompagnato. dalle tristi nenie di una banda musicale, appositamente invitata, oltre che da canti e preghiere dei fedeli. Esso si avvia intorno alle ore 9.30 dalla zona alta del paese, attraverso la Via Nazionale. Si sente la banda “forastèra”, mentre un tempo c’era la banda di “Cicciu Rosi”, popolare Maestro, del posto, conosciuto ed apprezzato anche fuori della Calabria. Come si avanza, la processione diviene una vera e propria, fiumana di gente, che qui arriva da tutto il circondano e non solo. Dalla parte  nuova, superando la Via Nazionale e percorrendo la Via Marcello Salomone, si arriva alla parte vecchia con le sue  caratteristiche vie e con i suoi stretti vicoli medioevali.Tutto, oramai, è diventato uno spettacolo variopinto, con una moltitudine inimmaginabile di. persone.C’è chi chiacchiera, chi critica, ma  c’è anche e soprattutto chi canta e prega. Ogni tanto la banda smette di suonare, ma non si ferma il corteo, che ormai è davvero un fiume in piena.  Non si può descrivere ciò che andrebbe  soltanto osservato di persona:’ è davvero difficile farlo. Si è arrivati in Piazza della Repubblica  qui,  il corteo si ferma per alcuni minuti, per proseguire, poi, verso la “Marina”. Esso si concluderà intorno alle ore 14, tutti stanchi, ma emotivamente coinvolti in un avvenimento ‘che di anno in anno, nonostante il “progresso”, non va mai scemandosi.La sera dél Sabato Santo, l’Addodorata, che al termine della processione, insieme alle altre statue, viene portata nella Chiesa di San Sebastiano, scende in processione verso la Chiesa di San Giorgio, alla quale appartiene.

 


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