Una “Stonehenge italiana” scoperta in Calabria nel Bosco di Stilo: un sito sacro dei Pelasgi?


 di Maria Lombardo 


Un villaggio megalitico dimenticato che svetta in sul confine delle province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia. E’ il sito “sacro” del Bosco di Stilo scoperto da alcuni archeosubacquei calabresi e recentemente rilanciato sui media locali. Ci troviamo nel cuore di quella che un tempo si chiamava Calabria Ultra, verso l’estrema punta dello Stivale, dove, inghiottito da una fitta vegetazione, dalle parti di Ferdinandea, è incastonato un sito archeologico fuori dal tempo: tutto un susseguirsi di blocchi dalle svariate forme, con simboli particolari cuneiformi si potrebbe dire, collocati in apparente allineamento con eventi astronomici. Protetto dal sottobosco, il sito è di fatto isolato: arrivarci è un’impresa ardua, nella stagione fredda impossibile, e non esiste un sentiero. Hanno così censito tre località consecutive, moltissimi blocchi di quarzo, anche sovrapposti a dolmen, e una grande piattaforma di pietra semisepolta con impressa una figura parallelepipeda scolpita nella roccia e con simboli di spirale, rombi o losanghe, coppelle e un labirinto.
Secondo alcuni, il terreno possiede poteri energetici in grado di influenzare piante – con la crescita abbondante – animali e uomini – con l’accertata fecondità di chi li frequenta e con il benessere dal contatto con la pietra. Un luogo dunque d’incontro spirituale “sacro”, forse del misterioso popolo dei Pelasgi, con funzioni divinatorie, d’incubazione energetica e infine terapeutiche, come accade in Sardegna per le cd. Tombe dei Giganti. I locali chiamano il sito calabro “U Triangulu” dalle grandi pietre che lo perimetrano: Pietra Spada; Pietra del Caricatore; Pietra del Boario. Inoltre il villaggio appare allineato con il sito megalitico di Nardodipace, da lì poco distante. Ma chi sono i Pelasgi?  I Pelasgi, il Popolo del Mare, venivano da molto lontano e si sono attestati nella piccola enclave delle Serre Ioniche dal VII millennio a.C. alla seconda metà del II millennio a.C. I dati raccolti dagli studiosi evidenziano la provenienza della civiltà pelasgica. Un trasferimento in massa dei Pelasgi d’Egitto e di Siria – dovuta ad una grande catastrofe naturale – ha spinto la popolazione verso le coste ioniche della Calabria.

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