LA CAPPELLA DEI GRECI DI AMENDOLARA (CS)


 di Maria Lombardo

Eccovi un tesoro nascosto nel sito di Amendolara, in un'area ricca di testimonianze archeologiche, tra la Marina di Roseto Capo Spulico e Trebisacce in provincia di Cosenza. Il nome di questo antichissimo centro deriva probabilmente dal greco “Amygdalaria”, mandorlai, infatti è definito “Il paese dei mandorli” proprio per la considerevole produzione di questo seme. La presenza bizantina è di entità e importanza assai notevole, essendo costituita da chiese, cappelle, eremi, grotte, oratori, pitture parietali e toponimi vari. Tra questi gioielli, c’è la “Cappella dell’Annunziata” o “Cappella dei Greci”, sita su un pianoro dal panorama mozzafiato sul Golfo di Taranto. Probabilmente edificata su un tempio pagano tra il IX-X sec., presenta una pianta e una cupola tipicamente bizantineggianti e costituiscono la parte originaria della struttura. Il perimetro, in parte in rilievo rende più le proporzioni di una chiesa che di una cappella, della tipologia di quelle affiancate da ambiente rettangolare. Il corpo aggiunto nella parte anteriore della struttura è di costruzione postuma datato XVI secolo. Sull'arco della porta si osserva una testa di sileno scolpita su un tufo ed usata come chiave di volta, probabilmente riadoperato nella sua ricostruzione più recente, il cui ritrovamento in questo luogo potrebbe attestare la presenza di un edificio sacro pagano. All’interno della cupola è presente un pregevole ciclo di affreschi con un simbolismo bizantino-medievale fatto di temi cristiani e pagani. La Madonna dell’altare è una Odigitria, che indica con la mano destra il Bambino Gesù e lo regge sul braccio sinistro; il Divin Figliolo, a sua volta, indica con la mano destra l’immagine del Pantecrator dipinto al centro della cupola nell’atteggiamento di benedire con la mano destra mentre regge nella mano sinistra un globo. A queste figure vengono affiancate altri santi ancora non identificati, angeli, profeti, parche e una ricca gamma di elementi simbolici tra cui la raffigurazione dei venti, dei pianeti, del sole, della luna e delle costellazioni dello zodiaco. La Odigitria è stata considerata opera d’arte tardo-bizantina dal Prof. Ferrari dell’Università di Bari. Lo studioso dell’Ottocento, Vincenzo Dorsa, intravede in alcune figure delle divinità pagane riconducibili al culto egiziano di Iside, a dimostrazione della persistenza della tradizione greco-latina negli usi della Calabria Citeriore. Nella metà inferiore sinistra della cupola, su un apposito riquadro, è posto un riferimento di un restauro commissionato da Cantore ad un pittore che nel suo lavoro maldestro ha “rovinato” il valore artistico originario. Di questa cappella bizantina non si hanno notizie certe fino al 18 giugno del 1472 quando, da S.Pietro, si disponeva che “non potendo Giovanni de Mandato, abate del Monastero di Santa Maria della Matina, dell’ordine cistercense, andare a prendere possesso della chiesa di Santa Maria della Lista, in luogo detto di Mendolaria, Diocesi di Anglona”, si disponeva che ad essa chiesa provvedesse il chierico Nicola Sange della Diocesi di Cassano. Il 23 ottobre del 1492, ancora da S.Pietro, viene disposto che il preste della Diocesi di Cassano, Francesco de Dato, prenda cura della Cappella chiamata “ della Grazia nella chiesa della Beata Maria della Lista, luogo de la Mendolaria”, cappella vacante per la morte del Cappellano Lionetto Sangio (meglio Sanges) di Castrovillari (non si sa nulla dell’eventuale parentela tra i chierici Nicola Sange e il suo successore Lionetto Sanges). Il 20 maggio del 1513, infine, sempre da S.Pietro, si dispone che “ad Antonio de Patavinodi Amendolara, chierico della Diocesi di Anglona, sia affidata la grancia di Santa Maria della Lista, vacante per libera rinunzia del chierico cosentino Antonio de Napoli”. Questa ultima notizia è molto importante perché l’essere una grancia conferma l’affiliazione al Monastero cistercense della Matina di San Marco Argentano: come è noto la grancia era un’organizzazione benedettina, specialmente cistercense, di persone e di beni economici guidata da un Abate in cui erano presenti, oltre ai luoghi di preghiera e di soggiorno, anche di edifici destinati alla custodia e lavorazione dei prodotti agricoli. Santa Maria della Lista era una grande fattoria che portava già il nome di una grande Masseria che aveva intorno a sé un vasto territorio il quale oggi si può identificare attraverso toponimi: circondano la cappella i “piani di SantaCroce”, di “San Bernardino”, della “Cappella dei Greci” e quello “Canonico”.Questa chiesa dalla storia millenaria, che fu prima bizantina con il nome di Cappella dei Greci, poi cistercense e denominata Santa Maria della Lista ed oggi invece detta Cappella dell’Annunziata (assunse questo nome dopo il 1513) di proprietà della famiglia De Paola, rappresenta il centro di tutto un vasto mondo bizantino che si segnala in maniera imponente nel territorio di Amendolara, infatti, di fronte all'Annunziata a breve distanza l'una dall'altra, ciascuno su un proprio colle, divise da altrettante vallate, si affacciano ben 12 tra chiese e cappelle di origine bizantina di cui sei ancora esistenti e sei segnalate da ruderi e toponimi tra cui le chiese di S. Giovanni, S. Sebastiano, S. Marco, S. Maria, S. Giuseppe, S. Basilio e di S. Elia che possono essere colte con un solo sguardo da chi, sul sagrato dell'Annunziata, volgendo le spalle al mare, guardi a monte. Si pensa che al primo rintocco dell'Annunziata facessero eco i rintocchi delle altre chiese, per dare inizio alle funzioni religiose della comunità bizantina e degli eremiti. Il 24 Marzo si festeggia la Festa dell’Annunziata in concomitanza con l’annunciazione dell’Angelo a Maria Santissima. Si tratta di una festa molto suggestiva che inizia dal crepuscolo con due fiaccolate che partono dal centro storico e dalla marina e si ricongiungono ai piedi della Cappella dell’Annunziata, dove si svolge la Santa Messa. La tradizione vuole che alla fiaccolata partecipino prevalentemente le donne nubili che recitano una litania che si tramanda da secoli “Madonna meia d’Annunziet a uann schitt che bbnit maritat”. Vicino alla cappella si accende un grande fuoco, intorno al quale si intonano canti religiosi fino a tarda notte


Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

Polpettone di Melanzane, tanto buono e super facile da preparare

Sapete che il tesoro “du briganti Musulinu” è stato trovato nelle Grotte di Tremusa a Scilla (RC).