Scopriamo l'antica fiera dei morti ad Amantea (CS)


 di Maria Lombardo 

Dal 31 ottobre al 2 novembre tornerà uno degli eventi più antichi ed importanti della città: la Fiera di Amantea, nota anche come Fiera dei Morti. Attesissima questa ricorrenza perchè un po' tutti hanno un ricordo legato alla Fiera, vuoi per avere acquistato un capo d’abbigliamento ad un prezzo super conveniente o per avere scoperto, proprio nei giorni della festa, i sapori autentici ed unici del nostro territorio. Risale senza ombra di dubbio alXV secolo, anni in cui la Calabria era dominata dagli Angioini. In un momento particolarmente difficile per il regno, il re Ludovico III° d’Angiò capì che era fondamentale ingraziarsi i propri sudditi. E così nel 1433 emanò un decreto con il quale istituì un mercato domenicale che doveva svolgersi ogni settimana ad Amantea, nello specifico a S. Maria del Fossato, una località che oggi probabilmente corrisponde al quartiere Piazza.

Amantea, come molte città di mare, era approdo frequente per mercanti provenienti da tutto il mondo che vendevano stoffe, capi di bestiame e prodotti agricoli. Proprio gli animali furono per secoli i grandi protagonisti di questo evento, non a caso denominato spesso come Fiera degli animali. Ma il passaggio di Corona tra Angioini ed Aragonesi si solificò ci fu un ulteriore sviluppo del commercio nel Mezzogiorno e in particolare ad Amantea. Il 28 febbraio 1517, allora, il re Carlo V° trasformò il mercato domenicale in una vera e propria fiera da tenersi per dieci giorni nella seconda metà del mese di giugno e con diverse esenzioni fiscali per i mercanti che decidevano di partecipare.“… il mastrogiurato, alla presenza dei due sindaci dei nobili e di quello del popolo, riceve dal governatore il bastone, emblema di comando, e la bandiera della fiera, recante lo stemma di Carlo V e delle città” Nel 1755 con la lettura degli atti del notaio Saverio Ferraro, si scopre che proprio in quegli anni fu spostata ai primi dieci giorni di ottobre. Un altro cambiamento importante arrivò poi nell’Ottocento, in epoca borbonica per la precisione. Ferdinando I° re delle Due Sicilie, infatti, con un suo decreto reale del 28 novembre 1821, spostò la sede della Fiera da “località S. Maria del Fossato” a “Largo Cappuccini”, cioè nella parte bassa della città, e cambiò anche il periodo di svolgimento, dalla seconda alla terza settimana di ottobre. All’inizio del Novecento avvenne la “trasformazione” definitiva in Fiera dei Morti per via di un altro spostamento della data, adesso dal 27 ottobre al 2 novembre.Nel XX secolo, con lo sviluppo sempre più fiorente di Amantea e del commercio cittadino, la Fiera divenne ancora più ricca di prodotti fino a diventare un autentico punto di riferimento per il mercato fieristico autunnale.Venuta meno la fiera degli animali e cessate le necessità del rifornimento annuale di generi di consumo”, la Fiera si è lentamente, ma inesorabilmente, trasformata in un grande mercato.

Eppure quest’ultimo riesce ad evocare atmosfere del passato con l’esposizione di recipienti di vimini e di paglia, di ceramica, di oggetti in rame ed in ferro battuto, non più utensili da lavoro, ma elementi ornamentali.

Gli antichi sapori rivivono nei “mostaccioli” confezionati con miele e farina, nei panini ripieni di “spezzatino” o di salsiccia arrostita con rape o di baccalà fritto, nelle croccanti caldarroste, graditi ai visitatori della fiera.

Se apprezzabile è il giro d’affari, piuttosto è carente l’aspetto antropologico di quest’evento.

Si è smarrito il senso dell’ospitalità nei confronti dei “ferari” che una volta venivano alloggiati in apposite baracche o accolti nelle case; si è affievolita l’umana solidarietà per i mendicanti, presenti ancora nei giorni della fiera.

Tuttavia rimane vivo lo spirito della festa, che rompe con la monotonia della quotidianità, stabilendo fra i cittadini rapporti più amichevoli attraverso l’usanza dello scambio dei doni e agevolando nuove conoscenze”.


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