Vi porto nella meravigliosa Chiesa di Gesù e Maria a Nicotera (VV).
di Maria Lombardo
La notte del 19 giugno del 1638 Nicotera venne attaccata messa a sacco e fuoco da una schiera di Saraceni che dopo aver bruciato l'Episcopio si gettarono per le viuzze del borgo a porte sangue e distruzione. Di quella triste notte tutti gli storici locali cantano la medesima cosa:”la chiesa di Gesù e Maria è nata dal voto che i Nicoteresi fecero per la salvezza”. Purtroppo nei documenti ufficiali viene poco menzionata se non per riferire che alla sua edificazione parteciparono anche i rimpatriati, sottrattisi alla schiavitù in terre lontane. La fase documentabile parte dal 1714, la chiesa viene visitata dal vicario capitolare Giancola Adilardi che la cita però come sede vacante. Si descrive l'architettura del Settecento romano, l’edificio cultuale viene dotato di pregevoli opere d’arte provenienti, per lo più, da luoghi di culto e conventi fortemente danneggiati nei vari sismi. Monca della sagrestia venne edificata negli anni '40 e '50 del '800 dal penitenziere Brancia. Viene esaltata la povertà del contesto con il confronto colto della chiesetta. Purtroppo negli anni '60 era chiusa al culto ed aperta solo per richieste. Successivamente grazie al Genio Civile di Catanzaro alcune parti vennero ripristinate il tetto, la facciata, occultamento di alcuni finestroni che deturpavano l'immagine. Si adoperarono pure a svuotare la cripta dai resti mortali colà deposti. Esauriti i fondi, i lavori – non ultimati – vennero interrotti, e la chiesa rimase chiusa al culto per circa un quarantennio. In questo lasso di tempo tutti i paramenti vennero traslati al Museo Diocesano di Arte Sacra. Un percorso matrice per poterla ammirare è la via Borgo e via dei Tre Mulini che lambisce la Giudecca. Tutto ciò contribuisce, senz’altro, a non creare forti squilibri e lacerazioni nella scena urbana, nella quale Gesù e Maria, assieme all’attigua chiesa di san Giuseppe, rappresenta un punto nodale e focale di indubbie valenze urbanistiche e visive. La chiesetta è costituita da una sola navata con sagrestia edificata nel 1850 mentre la torre campanaria è collegata da un sottopassaggio pedonale. E' chiaro che il visitatore si rende conto del linguaggio che trasmette la visione dell'edificio la povertà dell'esterno che deve rispecchiare lo stile urbanistico e l'interno col suo linguaggio aulico! Il pensiero in calce veniva totalizzato dalla controfacciata che purtroppo ora non esiste. Inoltre vi è un luogo destinato alla schola cantorum inserito aa forza che dà l'esempio di un mondo isolato e per pochi. Incanta tuttavia l'arco sacro affrescato con stucchi a motivi fitomorfici, sulla chiave del quale degli angeli reggono un cartiglio con la scritta: “IESU SACRA MARIAE EST HAEC PRAESTANTIOR AEDES HUC VENIUNT COELI PINGUA DONA PIIS “ l'altare invece è barocco di una fattezza meravigliosa. L’altare è in muratura e stucco, con decorazioni ad olio ad imitazione di pannelli in marmi policromi nella parte inferiore; in quella superiore due coppie di colonne lisce, simulanti un marmo rosa appena venato, con capitello composito in finto marmo bianco, reggono una trabeazione dal ricco fregio con motivi in stucco bianco ed oro su fondo color dell’aria.Su questa si imposta il fastigio terminale con volute a dorso di delfino racchiudenti al centro uno scudo nel quale campeggia la colomba dello Spirito Santo in stucco dorato, ancora su fondo color dell’aria. Il motivo angelico predomina teste di cherubini e conchiglie dove viene rappresentata una gloria di angeli.Nel primo e nel terzo si aprono dei grandi finestroni ricchi di decorazioni in stucco di buona fattura con testine angeliche, angeli ad altorilievo, serti di fiori ed altri motivi fitomorfici. Un rosone fa bella vista di se tra la pittura giallina : al centro del rosone una corolla contornata da foglie d’acanto su fondo color dell’aria, ed ancora foglie d’acanto accartocciate lungo tutta la circonferenza. Di grande interesse è la torre campanaria un livello più basso rispetto la chiesa. Il primo livello è il sottopassaggio pedonale la seconda è la cella campanaria, purtroppo ancora non si conosce la sua funzione.
F. ADILARDI di Paolo – “Memorie storiche su lo stato morale e politico della Città e del Circondario di Nicotera” - Napoli, 1838.
AA.VV. – “Il regno delle Due Sicilie descritto e illustrato” – Napoli 1853.
D. CORSO - “Cronistoria Civile e religiosa della Città di Nicotera” – Vol. II - in Rivista Storica Calabrese – III/1906.
N. PAGANO M. RASCAGLIA – “Nicotera, storia, arte, immagini” – S. Calogero (VV) 1984
L. D’Avanzo - Descrizione di Nicotera in un apprezzo del 1646” – Estratto da Calabria Nobilissima, Anno XIX – n. 49-50 – 1965 – Volume XV.IV.D
AA.VV. – “Il regno delle Due Sicilie descritto e illustrato” – Napoli 1853
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