FRANCESCO DE LUCA DA CARDINALE (CZ): L’UNITà D’ITALIA VOLUTA DAI CALABRESI


 

di Maria Lombardo 


Francesco De Luca, è nato a Cardinale nel 1811 da Martino farmacista e da Maria Carello e morto a Napoli nel 1875. Studiò in primis a Catanzaro poi nel ’32 partì per Napoli dove si laureò sia in Scienze fisiche e nel 1835 quella in Diritto civile. Fu avvocato del Ministero delle Finanze presso la Gran Corte civile delle Calabrie e poi Decurione al comune di Catanzaro. Tornato a Napoli si specializzò in questioni economico-finanziarie e patrocinatore presso la Corte di Cassazione. Amico fedele di  Camillo De Meis, Carlo Poerio, Luigi Settembrini e Francesco De Sanctis “condividendone la passione per la libertà e l’amor di patria”. Allo scoppio dei moti del ’48 saggiò le carceri borboniche col fratello Vincenzo! La sua cattura però fu una conseguenza dei suoi scritti e di una pubblicazione intitolata “Della educazione politica de’ popoli del regno di Napoli”, in cui condannava la la monarchia assoluta e auspicava un governo di uomini onesti e preparati. Nel 1852 tornò in carcere stavolta al fratello Domenico perché accusato di cospirazione; liberato andò esule a Parigi dove già aveva trovato rifugio il fratello Sebastiano dopo i moti del ’48. Don Francesco tornò in patria solo al fianco di Garibaldi che volle “un antesignano del meridionalismo che non avrebbe voluto che l’unità si realizzasse subito e con un’annessione al Piemonte; assecondava invece l’ipotesi di creare una Camera napoletana che operasse la fusione delle province meridionali col resto d’Italia.” Nel 1861 De Luca fu eletto deputato della Sinistra in diversi collegi ed anche nel collegio di Chiaravalle e nel collegio di Serrastretta, ma ha sempre optato per il collegio di Serrastretta. Fu più volte presidente della Commissione Bilancio e Vice presidente della Camera. Portò avanti una politica di difesa degli interessi del Mezzogiorno, e intorno alla sua figura si schierarono una sessantina di deputati della Sinistra (i “Deluchisti” e poi “Sinistra giovane”. Nell’ambito della Massoneria, già dal 1863, guidò la mediazione tra nord e sud e fu eletto Gran reggente dell’Ordine; dal 1865 al 1867 Gran Maestro; dal 1867 al 1870 fu apprezzato Supremo Gran Commendatore del Supremo Consiglio per l’Italia del Rito Scozzese Antico ed Accettato, impegno prestigioso e onorario che mantenne a vita. Non fu l’unico della famiglia a dare lustro alla Patria. Anche i fratelli si distinsero: Vincenzo divenne colonnello dei Carabinieri distinguendosi nella repressione del brigantaggio, Domenico fu un illustre oculista, Sebastiano un famoso chimico, Giuseppe Maria geografo e socio dell’Accademia dei Georgofili ed Eugenio docente in Istituti prestigiosi come la Nunziatella di Napoli.


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