"La ricorrenza” del 5 febbraio ad Aprigliano nella frazione Vico (CS).


 
di Maria Lombardo 



Si svolge nella frazione Vico il 5 febbraio di ogni anno una processione penitenziale, rito che affonda le radici al lontano 1783 se non addirittura ancora più indietro nel tempo per capire meglio perché la popolazione di Vico ha ereditato questa usanza che si tramanda da padre a figlio. Al tempo che vi sto narrando Vecio “ fu anch’esso sconvolto dal terremoto del 5 febbraio 1783 ma miracolosamente il villaggio Vecio ,attuale Vico ,fu risparmiato dalla distruzione. In un precedente sisma - avvenuto il sabato delle Palme del 27 marzo 1638 - che distrusse molte città e paesi del sud Italia come ci ricorda F. Bernaudo nel Il tremuto di Calabria, Napoli 1639. Vecio venne collocato a destra del Crati arroccato sulle pendici collinari presilane, era stato ricostruito dopo il terribile terremoto. Ebbene rimase indenne la Chiesa di Santa Maria delle Grazie costruita da frati Agostiniani Riformati intorno al 1400 con annesso convento e chiosco-oggi praticamente inesistenti- abbandonata dai frati fu convertita dagli abitanti del villaggio in Chiesa parrocchiale. Altra chiesa esistente in quel tempo era la Cappella della Congrega –oggi chiesetta dell’Assunta-posta a sud-est del villaggio, eretta intorno al 1760 fra una gola del fiume Crati -sulla riva destra- e l'antica via Regia della Sila di valle, dove la Confraternita di Sant'Andrea celebrava lodi e messi a devozione della Madonna. In quel 5 febbraio 1783 durante e dopo il terremoto la popolazione di Vecio riunitasi nel piazzale antistante la Chiesa Santa Maria delle Grazie si diresse verso questa Cappella della Congrega portando la statua della Madonna , in custodia alla Confraternita, per le vie del villaggio in ringraziamento del pericolo scampato. E così ogni anno dal lontano 5 febbraio 1783, si ripete questo rito :ogni abitante di Vico e delle altre frazione con una corona di spine sul capo si raduna nel piazzale antistante la chiesa Santa Maria delle Grazie - chiamato dalle campane che suonano a morto - e in mesto silenzio ed in processione s'incamminano verso la Cappella della Congrega (oggi chiesetta dell'Assunta), dove altri fedeli raccolti intorno alla statua della Madonna , spoglia si ogni ornamento votivo , si avviano anch’essi in processione per incontrarsi all’incrocio del vialetto della chiesetta stessa e la strada statale . L’incontro molto toccante avviene in un silenzio quasi totale , si sente solo il rumore torrenziale delle acque del fiume Crati , rotto dalla voce del sacerdote che vinto dall'emozione intona il Tedeum e così ci si libera delle corone di spine, che avevano cinto la fronte di tutti, come in segno di pericolo scampato, grazie all'aiuto della Madonna. Da questo momento inizia la festa di giubilo: la banda intona un inno di gioia , sulla testa della Madonna viene posta la sua corona d'oro e in processione viene portata per le vie del paese. Questa è una usanza che si tramanda sin dal 1783 e con le più disparate condizioni climatiche, si racconta infatti che vi fossero degi spalatori di neve addetti che facevano si che la Madonna potesse raggiungere fra i vicoli le abitazioni dei popolani di Vico. Sarà un caso ma c’è da dire che se anche la giornata si presenta uggiosa e plumbea, dopo l’incontro della popolazione e la Madonna un raggio di sole fa sempre capolino fra le nuvole o viene fuori il sereno, come a significare che la penitenza è stata gradita dall’Alto.

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