I damaschi di Catanzaro e dintorni.


 di Maria Lombardo 


Ho parlato molte volte della seta di Catanzaro un prodotto di artigianato unicum che in passato era desiderata in tutte le corti europee. A Catanzaro, nel settecento, lavoravano circa 7000 setaioli e si contavano ben 1000 telai, la produzione era al massimo sviluppo e le lavorazioni seriche calabresi. Il commercio consentì di arricchire anche l’estro, tant’è che i tessuti calabresi oltre ai “motivi orientaleggianti”, si pregiarono di disegni ispirati all’arte rinascimentale fiorentina e veneziana. I velluti, le organze, i broccati, i damaschi catanzaresi, venivano usati nelle migliori corti di tutto il paese. La lavorazione della seta, era molto particolare e l’inventario dei tessuti era ricco di diversi tipi di stoffe preziose, panni in oro e seta, sciamiti ( tessuto medievale), zendali di diversi colori (ampio scialle) e cuscini di un tessuto chiamato “chatansarito”, a dimostrazione che già da allora alcune lavorazioni prendevano la denominazione del luogo di produzione. L’arte serica progredì in tutta la Calabria e nella fase della “tintoria”, ebbe notevole importanza “l’erba gialla” di Tropea e dalla terra gialla di Tropea, che cresceva spontanea in quelle zone la gamma dei colori era vasta dal porpora all’indaco. Alcune particolarità venivano tessute in taluni manufatti, come ad esempio il nome della “lavoratrice”, nonché il nome della “destinataria” e il luogo di produzione. Inutile dire che questi broccati erano davvero pregiati e venivano catalogati dopo i gioielli. Si produceva il tabì nero usato per toghe e abiti, l’ambrosino un damasco leggero usato dalle donne. E’ forse superfluo dire che la coltivazione del gelso, occupava un gran numero di terreni, delle cui foglie si cibavano i bachi, grandi produttori di seta. Anche questo, meriterebbe un’ampia argomentazione. Un sogno che purtroppo era  destinato a finire con l’avvento del vice regno spagnolo, la cui politica finanziaria finì per avere degli effetti nefasti sull’economia dell’intera regione per la forte pressione fiscale.

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