Il professor Luigi Maria Lombardi Satriani: il papà dell’Etnologia calabrese studiò “il Sud ribelle”


 

di Maria Lombardo 


Lombardi Satriani era nato in Calabria, a San Costantino di Briatico, in provincia di Vibo Valentia.

Arrivò all’Unical intorno al 1980. Era un docente giovane, ma già affermato presso le Università di Napoli, Austin (Texas) e San Paolo del Brasile. Grazie a lui, in Calabria la storia delle tradizioni popolari e il folklore si rinnovarono e diventarono Etnologia. La Cenerentola delle discipline grazie a lui diviene scienza! Quella di Lombardi Satriani fu una rivoluzione epistemologica e politica che sovvertì gli studi tradizionali (Antropologia Culturale e analisi della cultura subalterna, Rizzoli, 1980), ed ebbe il merito di riportare il Sud e le sue culture popolari al centro di una nuova questione meridionale nell’era della modernizzazione. Io sono una di quei studiosi che ha avvertito quelle sirene ma nessuno di quelli che l’hanno seguito e studiato i suoi libri può eguagliarlo. Genio nel suo campo! Infatti, Lombardi Satriani fu prima docente e poi per qualche anno preside di Lettere e Filosofia ad Arcavacata. Poi tornò a Roma, per rivestire la prestigiosa cattedra di Etnologia alla Sapienza, di cui è stato professore emerito sino alla morte, avvenuta a 86 anni qualche giorno fa. Da sempre legato al mondo progressista, era stato anche senatore della Repubblica tra il 1996 e il 2001, eletto nel gruppo Sinistra Democratica – L’Ulivo; a Palazzo Madama aveva fatto parte della Commissione Cultura e della Commissione Bicamerale che si era occupata del contrasto alle organizzazioni mafiose. Intellettuale di ispirazione gramsciana, molto legato anche al lavoro di ricerca inaugurato da Ernesto De Martino, aveva condotto studi sul folklore, la religiosità popolare e, soprattutto, la cultura contadina. Per questo l’ho amato intellettualmente! Una ricerca, la sua, sempre ricca di sfumature e rimandi letterari. Soprattutto, sempre attenta ad esplorare con rigore i mondi di confine della cultura e della ragione. E come lui anche io non amo scrivere solo per gli addetti ai lavori. Con Luigi Maria Lombardi Satriani scompare uno degli antropologi più prestigiosi e innovativi del nostro paese. Fu successivamente presidente dell’Associazione Italiana per le Scienze etno-antropologiche (Aisea). Devo anche a lui, ai suoi libri il non essere diventata una dozzinale laureata come ne è piena la Calabria effettivamente ho passato la mia vita a frequentare studiosi fagocitando il loro sapere. Non mi è bastata la laurea io volevo e voglio essere. Da lui come da altri studiosi ho appreso il legame tra arcaico e moderno di cui conosco i meccanismi.  Una persona affabile, curiosa e gioviale. Un conversatore brillante, una compagnia confidenziale e divertente. Già negli anni Sessanta, con opere di grande rilievo come Il folklore come cultura di contestazione aveva attirato l’attenzione sulla condizione del Mezzogiorno, rivendicando per il Sud e le sue culture contadine e popolari uno spazio innato di rivolta sia al consumismo montante che alla vecchia oppressione sociale frutto del dominio sulla terra. Inedita anche la sua lettura dei «moti» di Reggio Calabria, espressa già nel 1971 in Rivolta e strumentalizzazione. Tra le sue molte opere, Folklore e profitto (Guaraldi, 1973), Antropologia culturale e analisi della cultura subalterna (Rizzoli, 1974), Il silenzio, la memoria, lo sguardo (Sellerio, 1979), La stanza degli specchi (Meltemi, 1994), Nel labirinto. Itinerari metropolitani (Meltemi, 1996), De sanguine (Meltemi, 2000).

Ciao Luigi!

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