Officine Meccaniche Calabresi era il 1924 ci fu questo opificio d’eccellenza unico esempio di una terra povera.


 

di Maria Lombardo


Nulla a che fare col periodo borbonico quanto sto per scrivere, visto che i neomeridionalisti anche di questo ne hanno fatto il loro cavallo di battaglia. Tutto ebbe inizio negli anni venti, Vincenzo Bruzzese, giovane ingegnere di Grotteria, dopo aver studiato al Politecnico in Svizzera e lavorato in fabbrica a Torino, decide di aprire una azienda meccanica a Marina di Gerace. Nel 1924, la OMC, era già all’avanguardia per fonderia e qualità dei prodotti. Aveva già allora grandi commesse anche dall’estero. Il grande Transatlantico REX fu costruito con tutta la bulloneria e componenti calabresi. E produceva materiali per la marina e per l’esercito italiano. Ma nella testa dell’ing. Bruzzese c’erano i motori e le motociclette. Voleva battere sulla qualità e sulla affidabilità tutte le fabbriche europee. Assunse un ingegnere esperto in moto, il torinese Ladetto, e nel 1931 presentò sul mercato la OMC 175, una motocicletta d’avanguardia, apprezzata e venduta in tutta Italia per affidabilità e rapporto qualità/prezzo. Nel 1932, 12 moto OMC aprirono la sfilata dei centauri su via dell'Impero, durante le celebrazioni per il decennale della Marcia su Roma. L’ingegnere Bruzzese progettava nuovi modelli 250 e 500, ed una incredibile “motocicletta dell’aria”, a decollo verticale! Progettò un motore stellare per aerei finanziato dallo stato con 20 milioni di lire. Tutto andava a gonfie vele, tecnologia, successo, commesse. Ma Bruzzese era un genio dell’ingegneria e non della finanza, un suo socio di capitale, rubò dalle casse ben 6 milioni di lire, ed il grosso ammanco mise in crisi l’azienda. Ci fu un processo e Bruzzese dimostrò la sua innocenza, ma nel frattempo il curatore fallimentare aveva licenziato gli operai e venduto i macchinari. La OMC, dopo 10 anni di successi, dal 1924 al 1934, non riaprì mai più. Nemmeno in questo caso l’industria non fu smontata e portata al Nord, nessuna colpa “dei cattivi Piemontesi”ma solo di gente avida e senza scrupoli ed anche calabresi. Vicenzo Bruzzese, che nei suoi diari in carcere ingiustamente per bancarotta scriveva:

«Mai più, ricordatevelo, nel vostro paese risorgerà un simile faro di civiltà e benessere. (...) E ricordate pure, voi abituati ancora a vivere sulla grettezza del sentimento "borghese", che nulla sapete creare, benché straricchi, per il progresso civile della regione.»


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