3 MAGGIO: "A CRUCI I CANNA" LA CROCE DI CANNA.


 di Maria Lombardo

In Calabria, il 3 maggio, anticamente giornata della festa della Santa Croce, i contadini portavano nei loro campi una Croce fatta di canne e ornata da rametti di ulivo benedetti in chiesa la domenica delle palme.Al termine della mietitura, questa croce, veniva portata sull’aia e inalberata sulla sommità delle biche. La trebbiatura si faceva a calpestio, la paglia e la pula veniva divisa dal grano al soffio del vento, sul cumulo di grano veniva collocata la stessa croce di canne issata precedentemente nei campi. Lo scopo di questo rituale, cioè di portare la Croce nei campi, era quello di proteggere le colture dai temporali e dalla grandine. Nei giorni della mietitura dei questuanti si avvicinavano all’aia salutando con queste parole: "Dio u vu crisci/ Dio ve l’aumenti; i padroni rispondevano invariabilmente: "bona venuta"/benvenuti.Allora, la massaia riempiva la gerla di grano e la versava nella bisaccia dei questuanti i quali rispondevano: "Dio u vi rendi u meritu"/Dio ve ne renda merito. Al termine della mietitura, davanti all’ultimo tratto di cereali, i mietitori sostavano e si "jettavanu i sarmi". Il padrone posava la falce, si toglieva dal capo la paglietta dalle larghe falde, con tutta solennità piegava le ginocchia sulla stoppia e recitava le litanie alla Madonna, alle quali rispondevano tutti i presenti.A fine preghiera si alzava, impugnava nuovamente la falce e ultimava il lavoro facendo cadere a terra le spighe che erano destinate ai poverelli che accorrevano giubilanti benedicendo la provvidenza e il massaro generoso.



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