Il pomodorino siccagno di Zagarise (CZ)
di Maria Lombardo
Per
produrre questo delizioso ecotipo serve molto impegno e condizioni
ecologiche particolari. La sua coltivazione inizia sulle colline
della Presila catanzarese, in mezzo agli oliveti, e si arrampica fino
a 800, addirittura 1000 metri sul livello del mare. In territori così
può crescere il pomodorino siccagno ed oggi è un presidio slow
food.
La
bacca è piccola, ha forma tondeggiante, liscia o leggermente
costoluta e colore rosso intenso. Grazie alla scarsa presenza di
acqua nel frutto e alla buccia spessa, è ottimo per la conservazione
invernale. Prima del secondo dopoguerra gli ecotipi di seccagno ,
erano molto diffusi, non solo in Calabria e Sicilia, ma in tutto il
Sud Italia fino al Lazio: si raccoglievano appena maturi e si
conservavano appesi in trecce per tutto l’inverno.
La coltivazione avviene in aridocoltura, ovvero non prevede alcuna
irrigazione. Anche per questo, richiede molto lavoro manuale: per
evitare di disperdere acqua, il terreno superficiale deve essere
zappettato molto spesso.
Il
pomodorino siccagno di Zagarise ha un gusto intenso e agrodolce,
molta polpa e un elevato contenuto zuccherino. Si mangia perlopiù
fresco, in insalata e sughi, oppure trasformato in passata, pelati,
filetti, pomodori secchi. Quando la stagione produttiva volge al
termine, si raccolgono le bacche che non arriveranno a maturazione e
si prepara “u salaturu”, mettendo in salamoia pomodori e olive
verdi, ma anche altre verdure e aromi come aglio e finocchietto; ogni
famiglia ha la propria ricetta.
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