STRADA REGIA DELLE CALABRIE costruita dai Romani, risultato di un'ingegneria straordinaria
di Maria Lombardo
Vi parlo spesso della carrozzabile delle Calabrie, stavolta sfatiamo il mito neomeridionali che fosse stata ammodernata dai Borbone.La Strada Regia delle Calabrie sorge sui resti dell’antica “Capua-Regium”, una delle più lunghe vie costruite dai Romani in Italia, ma anche la meno conosciuta! Figuriamoci se i Borbone che visitavano poco la provincia calabrese la conoscessero e prendessero provvedimenti per ammodernarla. Era comunque l'unica strada calabrese!Una strada percorsa per secoli da eserciti, condottieri e dagli illustri viaggiatori del Grand Tour settecentesco, fino a quando, seguendo le sue tracce, nel 1962 venne costruita la prima autostrada meridionale: la Salerno-Reggio Calabria. Mi rifaccio in questo breve testo alle ricerche di Luca Esposito, durate 8 anni e non menziona mai i Borbone. Rinasce così la storia de "La Strada Regia delle Calabrie"! Esperto di storia dell'architettura, Esposito ha riscoperto l'antico collegamento di epoca romana che lega Campania, Basilicata e Calabria e rimasto come nascosto dall'inaugurazione dell'A3 aperta nel 1962. Le strade che i Romani costruirono 2000 anni fa sono ancora qui, mentre quelle di oggi durano appena qualche decennio. Non è un caso, ma il risultato di un'ingegneria straordinaria.I nostri antenati erano veri maestri nella costruzione stradale. Creavano opere d'arte stratificate con una precisione incredibile: partivano dallo statumen, una base massiccia, poi aggiungevano la ruderatio con pietrisco e frammenti di mattoni, seguita dal nucleus di ghiaia livellata, e infine il pavimentum in grossi blocchi di pietra. Come un perfetto dolce a strati, ogni livello aveva il suo scopo preciso.La genialità non si fermava qui: costruivano le strade con una forma a schiena d'asino al centro per far defluire l'acqua piovana, con fossati ai lati. Larghe dai 4 ai 6 metri - fino a 14 nelle vie principali! - permettevano a due carri di incrociarsi comodamente, con tanto di marciapiedi lastricati larghi fino a 3 metri.Un'eredità ingegneristica che continua a raccontare la grandezza di Roma, testimone silenzioso di duemila anni di storia.
Ci piace sarebbe bello poter ripubblicare (per contatto redazione@ilreventino.it) sulle pagine del sito www.ilReventino.it
RispondiElimina