Chi erano le brigantesse?
di Maria Lombardo
Nel mondo neo meridionalista ormai si legge di
tutto, un tutto che poco bene fa alla storia in quando scienza. Si sentono
storie confezionate per fare propaganda però niente di veritiero sul piano
storico, quando mancano le basi ci si può aspettare di tutto. Donne che, per
forza, per amore o per convinzione, sparirono nei boschi, e, vestite da uomo,
imbracciarono uno schioppo entrando direttamente in azione contro gli invasori,
difendendo il Sud: queste sono le brigantesse. E' chiaro che queste donne erano
sopratutto drude delle fiancheggiatrici che hanno voluto o dovuto commettere
atti violenti. La prima brigantessa della storia fu Francesca La Gamba di Palmi
docile “filandara” finchè non le uccisero i figli durante il periodo francese.
Donna avvenente dovette divenire una sorta di Erinni per vendicarsi. Suscitò le
mire di un ufficiale francese, che, forte della sua divisa e del suo potere,
non esitò a farle delle avances, e tentò di sedurla. Ma la donna, fiera e
fedele al legame maritale, respinse l’uomo, che, ferito nell’orgoglio, progettò
un’atroce vendetta, facendo affiggere un falso manifesto di incitamento alla
rivolta contro l’esercito francese. Colpevoli di questo strano manifesto i
figli della donna i quali erano davvero estranei ma vennero fucilati. Divenne
una brigantessa perchè pazza di dolore non per difendere ne la terra ne lo
Stato. Francesca fu l'unica donna brigantessa del periodo francese! Anche se i
briganti scorrazzavano ovunque, dalla Sardegna al Lombardo-Veneto, l’epicentro
del fenomeno, che conobbe picchi di recrudescenza dopo l’insurrezione di
Isernia (30.09.1860) e dopo la crisi di Aspromonte (29.09.1862), fu al Sud,
perché nell’incontro tra Nord e Sud il trauma del regno duosiciliano fu il più
lacerante e profondo. Il nuovo Stato non rispettò la divisione delle terre i
poveri continuavano a lavorare la terra per i galantuomini. La guerra cafona
che si aspettava tardò ad arrivare, la colpa dei Meridionali pochi avvezzi hai
cambiamenti, si manifestò però con la virulenta depressione. Dopo lo scioglimento
dell’esercito borbonico, gli ex soldati si trovarono allo sbando, e i giovani
persero una possibilità di sbocco occupazionale, con il risultato che si
ingrossarono le schiere di soldati senza esercito e di mancati soldati,
aggravando la crisi socio-economica. Non mancarono le nuove chiamate alle armi
dello Stato Italiano venne spesso occultato da funzionari ex borbonici allo
scopo di generare tensioni e disordini. Oltre ai disordini la diserzione una
grave colpa! Altri, poi, furono consapevolmente renitenti alla leva, e, a conti
fatti, alla morte in battaglia preferirono la “fatìa” dei campi, loro fonte di
sostentamento. Soldati borbonici, sudditi, cafoni e veri briganti finirono
nello stesso “calderone” per punire i miscredenti Piemonttesi alle direttive di
un Re coi baffoni straniero. Inizia una guerra i briganti mettono in difficoltà
i piemontesi che cadono nelle imboscate in territori impervi. Torniamo alla
brigantesse risulta la più famosa Michelina De' Cesare della Terra di Lavoro
morta in combattimento. Il suo cadavere denudato fu esposto con quello del suo
compagno Francesco Guerra, ex soldato borbonico, nella piazza centrale di
Mignano (Caserta) a monito della popolazione, per intimidirla. Lo Stato
Italiano impiegò 10 anni per debellare le 400 bande. Donne che hanno visto
crollare il mondo, perdita dei cari dell'amore e magari anche la verginità e
volenti o nolenti costrette a vivere come uomini. Altra donne calabrese dedita
alla ferocia fu Maria Oliverio detta “Ciccilla” uccise per gelosia la sorella
rea di aver sedotto il brigante Monaco. Una vera brigantessa macchiata di
omicidio! Dopo la morte di Pietro il potere passò a lei distinguendosi per
ferocia, la stessa che dimostrò con la sorella. Altra donna crudele fu la druda
di Ninco Nanco Marianna Corfù condivideva con lui solo “le gioie del talamo”.
La meno giovane era la lucana Arcangela Cutugno, nota e temuta come guerriera
abile a cavallo e a tirare di schioppo. Non può mancare la Pennacchio per il
vezzo di portare in cappello piumato. Fu uxoricida uccidendo il marito con no
spillone in gola, causa della sua fuga divenne l'amante di Caruso, Crocco e
Schiavone. Intrepida combattente, e ripeto uxoricida partecipò all’eccidio di
una decina di soldati a Sferracavallo, sulla consolare.Diversi tribunali, tra
Potenza, Avellino e Lucera, testimoniano numerosi capi d’accusa,
dall’estorsione all’omicidio volontario. Insomma non erano delle sante da
osannare! Donne che dopo aver commesso delitti per forza maggiore erano
complici, oltre a nascondere i ricercati e a curarli, li coccolavano procurando
loro persino il tabacco da fiuto. Diversa situazione le fiancheggiatrici erano
delle ammiratrici che uscivano di notte per portare viveri, cure ai feriti ed
amore.C’era anche e sopratutto la cupidigia maschile, la voglia di soddisfare i
propri istinti, e quindi la caccia a donne giovani e piacenti era sempre
aperta, per le strade di campagna, nei casolari, persino in paese. E spesso
questa malcapitata se entrava in gravidanza veniva uccisa, la banda era itinerante
per esempio. Esempio di brigantessa per forza Maria Giantommaso di Rotello
(CB), rapita a 19 anni dopo una giornata di lavoro nei campi,dalla banda
Caruso. La donna di brigante “per forza” più popolare del Molise è
indubbiamente Filomena Ciccaglione di Riccia (CB) la qualeapprofittava del suo
ascendente per intercedere presso il brigante innamorato e far cessare incendi,
rapimenti, ruberie. La Ruscitti sua amante per volontà invece seguì Caruso
perchè ammaliata. Il 18 agosto 1863, in uno scontro con una colonna di
bersaglieri e Guardie nazionali, in cui morirono sette briganti, Maria Luisa fu
catturata e condannata a 25 anni. Quando uscì di galera, nel 1888, aveva 44
anni, era quindi ancora giovane, ma ormai la sua vita era finita. Altra
affascinata dalla figura dei briganti fu Marta Cecchino di Roccamandolfi (IS).
Amante del brigante Samuele Cimino faceva la corriera dei briganti insomma per
il fratello affiliato, rimase con loro! Lì alla macchia si mangiava e si beveva
a sbafo, altro che casa sua. La miseria era alle spalle, lei e gli altri
mangiavano meglio degli odiati galantuomini: caciocavalli, prosciutti, uova,
lardo, carne, ogni bendiddio razziato a destra e a manca. Marta era coccolata
dal brigante fin quando non rimase incinta e rappresentava intralcio. Venne
uccisa mentre dormiva e poi bruciata
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