Linea Ferroviaria a San Ferdinando ( RC) le scelte del Marchese Nunziante con relativo incendio del villaggio .



di Maria Lombardo



San Ferdinando perse la sua occasione di emancipazione a causa di tre signorotti locali rinunciando all'emancipazione della ferrovia. I lavori pubblici per il tratto Gioia Tauro-Nicotera dovevano passare per San Ferdinando seguendo la naturalezza della costa ma tanto si disse e si fece che la ferrovia lambì l'abitato di Rosarno. Il Sindaco Pasquale Barbalace e i due Nunziante Salvatore e Vito, che forti di amicizie di alto loco ottennero che la strada ferrata non passasse nei loro fondi. Secondo il progetto dello Stato il tracciato della Gioia- Nicotera doveva passare la Lamia ed entrare nel fondo Albano e la stazione doveva essere posta all'odierno Calvario. Così il progetto fu spostato a 1500 m ma toccava il fondo Barbalace ma al contrario del Marchese lui voleva cedere la terra e così la ferrovia passò vicino Rosarno(1). Questa soluzione serviva a tutti poiché la ferrovia potesse passare per Mileto e Monteleone. Una vexata questio cominciò ad aprirsi Rosarno ebbe la ferrovia ed i meriti passarono al Nunziante senza averne con tanto di onoreficenze statali e grandi festeggiamenti si intitolò persino una piazza al Ministro dei trasporti. L'anno della nascita della ferrovia fu particolare il 16 luglio 1894 San Ferdinando subì un grosso incendio causato da Giuseppe Saragò, i cittadini erano quasi tutti fuori vi era il pellegrinaggio al Poro per onorare la Madonna del Carmine. La visita al nuovo Santuario conclusosi anche con le donazioni del Nunziante accolse i San Ferdinandesi ma appena giunti divampò un grosso incendio al paese visibile dall'altura ma accorsi per salvare il paese non riuscirono a mettere in salvo granchè. L'incendio fece si che divenisse pressante il bisogno di nuove cose, case in muratura sicure e non pagliai.Il popolo osò ribellarsi nel 1894 i tumulti furono repressi dai padroni con rigore 40 persone processate. Il popolo voleva comprarsi la terra e farsi una casetta il diniego fu molto duro i padroni volevano soggiogare il popolo anche col ricatto. Il Governo mise a disposizione in quegli anni dei fondi per i comuni danneggiati San Ferdinando rientrò a pieni voti. Nunziante fece di tutto professò anche il falso pur di tenersi il monopolio, fu così che Pasquale Rombolà massaro fondò con quei fondi il villaggio di Eranova nel 1896 per staccarsi dal dominio dei Marchesi. Edificato ad un chilometro da San Ferdinando videro le prime case nel 1908 che vendette alcuni terreni a San Ferdinando per tenersi unito il popolo. Rombolà acquistò il terreno e fece venire una ditta da Catania per lavorare al palazzotto poiché nessuna ditta volle mettersi contro i noti Nunziante. La popolazione cresce ancora nascono negozi e botteghe artigiane ma nel 1899 scoppia un forte caso di tifo che decimò le nascite e si capì che la causa furono le acque inquinate mal custodite. Le cose andavano peggiorando dopo l'Unità in tutta la Calabria i rapporti commerciali con la Francia avevano appesantito la situazione con la rottura dei rapporti commerciali. Le produzioni vinicole, olivicole, e agrumicole non trovarono sbocchi ed a farne spese erano i piccoli proprietari i contadini che restavano alla mercè di usurai, i salari rimasero a livelli del 1790 mentre i prezzi raddoppiati. Le dogane interne smembratee si visse la concorrenza dei mercati lombardi e pugliesi, tutto venne danneggiato. Di fronte a questa situazione i paesi si spopolarono per andare nelle Americhe (2). L'esodo prima venne ostacolato dai latifondisti poi protetto dalla legge Crispi del 1888, giunti oltre oceano venivano impiegati nei lavori manueli strade ferrovie e pagati bene molto bene, tanto è vero che i loro risparmi valevano oro risolvevano in Patria la povertà. Sul fattore emigrazione la Piana di Gioia ebbe una parabola discendente iniziò a manifestarsi solo negli anni'20 fino al 1891 le statistiche non segnano alcuna partenza(3). La popolazione era aumentata dovuta al rilancio dell'agricoltura nella tenuta Nunziante ed alle agevolazioni creditizie ottenute da Vito che era Presidente della Banca Agricola di Palmi. Solo con la prima guerra mondiale si emigrò in Argentina. (1) Atto Notarile De Martinis di Napoli in A.S.R.C INV.20 BIS fascio 161. (2) Annunziata Nobile Gli anni del grande esodo.Emigrazione e spopolamento in Calabria ( 1891- 1911) Atti I convegno di studi Reggio Cal, novembre 1975 paag 201. (3) Pino Arlacchi Mafia, contadini e latifondo nella Calabria tradizionale, Bologna 1980,p 102

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