IL VIAGGIO DEL RE CARLO III IN CALABRIA



di Maria Lombardo




 A seguito di due guerre di successione, sia quella spagnola che quella polacca, il Regno di Napoli tornò sotto l'influenza della Spagna, la quale, esauritasi la dinastia asburgica, aveva iniziato con i Borbone la sua riscossa. Per disposizione testamentaria il trono passò a Carlo duca di Parma e Piacienza per via materna. Figlio di Filippo V e di Elisabetta Farnese. Il conflitto con cui Carlo agguantò il regno, durò dal 1733 al 1738, fu combattuto prevalentemente in Italia e si concluse con la pace di Vienna, definita da Gianni Oliva un "autentico capolavoro della diplomazia settecentesca". A Francesco Stefano toccò la Lorena ed a Carlo il Napolitano e la Sicilia, il Piemonte invece pagò con la perdita dell'egemonia sull'Italia ma ottenne Parma e Piacenza. Carlo il 10 maggio 1734 si insedia a Napoli e fu accolto trionfalmente! Il popolo, ha scritto Umberto Caldora, faceva ala al suo passaggio e applaudiva: ma non tanto all'indirizzo del diciottenne dai capelli biondi e dagli occhi celesti che faceva il suo ingresso a cavallo, quanto per incitare i cavalieri che, al suo fianco, gettavano manciate di monete. Il denaro era abbondante, e proveniva dai tesori appena arrivati in Spagna dalle colonie del Messico, e la regina Elisabetta - scrive Pietro Colletta - "ne aveva data parte all'infante per l'acquisto di Napoli, ed egli, magnifico, gli spargeva largamente nei popoli, pagava le vettovaglie, faceva doni, limosine, benignità frequenti e, come usava quel tempo, dava spesso a gettare nella moltitudine monete a pugni". Carlo di Borbone diventava così "Re delle Due Sicilie e di Gerusalemme, infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza e Castro, gran principe ereditario della Toscana" ed allo stemma di Napoli aggiungeva i tre gigli d'oro della Spagna, i sei d'azzurro dei Farnese e le cinque palle rosse e una azzurra dei Medici, perché questi ultimi, imparentati con i Farnese, non avevano più discendenti e lasciavano libere le terre della Toscana. Si aprirono per i Napolitani nuovi spiragli poiché si respirava aria di propria identità e non un continum di Viceregno. Il 24 gennaio Carlo deve partire per Palermo dove verrà incoronato Re e deve attraversare la nostra Regione. In duecento anni, solo l'imperatore Carlo V, reduce da Tunisi, aveva attraversato la regione e, prima di lui, erano stati in Calabria solamente altri due sovrani, Alfonso il Magnanimo e Ferdinando d'Aragona. In Calabria Citra soggiornò a Rocca Imperiale, Casalnuovo, Terranova di Sibari, Corigliano, Rossano. Il giorno dopo partì per Cariati e Crucoli ed il 31 giunse a Cirò. Il 2 febbraio partì alla volta di Crotone e Cutro, e quì venne raggiunto dal Reggimento di Catanzaro, che aveva il compito di consegnare al sovrano le chiavi d'oro e l'omaggio della città. Giuseppe Brasacchio però racconta che Carlo era stanco di feste e convenevoli fatte dai mielosi nobili e voleva a tutti i costi proseguire fino a Monteleone. Furono le preci del Vescovo a convincerlo a rimanere 4 giorni a Catanzaro. Sulla strada per Monteleone il re si fermò a Borgia e a Maida, poi proseguì per Rosarno, e a Palmi attese il ritorno delle buone condizioni del mare per imbarcarsi ed attraversare lo Stretto alla volta della Sicilia. La presenza di Carlo portò un sussulto nell'animo dei Calabresi che ssi auspicavano un cambiamento. Si ebbero migliorie nella cultura per l'inizio di un processo di ascesa demografica ed economica che faceva partecipi le province meridionali, l'unica cosa che non migliorò fu il baronaggio ancorato ai suoi privilegi. Grazie alla politica di Carlo in Calabria si assistette alla terza ondata degli albanofoni che si stanziarono con i “simili”, nascono a Palermo il seminario greco-albanese e a S. Benedetto Ullano il collegio di S. Adriano. Posti che videro proliferare frequentazioni di arbresche calabresi favorirono la resistenza della lingua e garantirono il mantenimento di una diffusa coscienza popolare e di una forte identità all'interno delle comunità albanesi di Calabria. Nel 1759 Carlo deve cingere la corona di Spagna e deve tornare a Madrid, in Calabria si alzarono voci di commiato, consapevoli che mai avrebbero avvuto un Re così attento.

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