La leggenda calabrese di Sant’Elia e del demonio: la nascita dello Stromboli.


di Maria Lombardo

 Le isole Eolie dirimpettaie della cittadina di Palmi in un certo qual senso sono legate tramite la leggenda al filo conduttore Calabria e Sicilia, tutti i pescatori della Tonnara ne conoscono questa storia Esistono però diverse versioni di questo mito dal Perri al Minasi, col Santo giovane e vecchio ma la conclusione è quella. Elia il Profeta giunto da Enna si ferma su un colle per pregare e fondare una chiesa che vedrà la luce poi nel 1804. Viveva in povertà e solitudine si cibava di bacche ed erbe selvatiche e se il suo fisico era gracile non lo era il suo spirito. Racconta infatti che sul monte Sant’Elia, sotto il quale poi è stata fondata Palmi, il santo se ne stava in meditazione quando vide venirgli incontro un uomo molto forte che portava sulle spalle un pesante sacco. Anche i Santi sono curiosi e chiede al viandante il contenuto del suo sacco. Lo straniero dice di portare monete in argento e di volerle dividere con Elia il Profeta, quel viandante era giunto per sfidare la fede del santo. Elia indaga dove le avesse trovate e lo sconosciuto comincia ad agitarsi, Elia aveva capito che era una tentazione il Perri sostiene che Elia maledisse il maligno e prende un pugno di monete e le scaraventa giù dal monte dove si trovava in meditazione. Quando toccavano terra si tramutavano in grosse pietre nere e, dopo aver rotolato per qualche tempo, si fermavano sull’erba, sulla terra o sulla roccia. Lo tentò in diversi modi pure con sembianze femminee. Il tentatore nel cadere andò a colpire, con pugni e ginocchia, una grande pietra lasciandovi impressa una delle sue enormi zampe. L’uomo, divenuto di color nero e con occhi infuocati, si rivelò essere il demonio. Alle sue spalle si aprirono improvvisamente due enormi ali di pipistrello e volò via, raggiunse le onde del mare nelle quali si inabissò. Il mare si increspò produsse schiuma ed emerse una strana terra a forma di cono che sputava fuoco. Suo malgrado Satana dovette colà trasferirsi, ma, benché relegato laggiù, continua ancor oggi a sputar fuoco attraverso la bocca della montagna, mentre di tanto in tanto cerca invano di evadere da quella sua prigione, sconquassando la terra che lo trattiene". Il Parpagliolo riferisce che S. Elia Juniore, siciliano, ebbe una vita avventurosa; morì nel 903, durante un viaggio in Tessalonica e la salma fu dai suoi seguaci trasportata sul monte e tumulata nel convento. Elia, prima di morire, aveva previsto l'arrivo in quei luoghi del Santo suo omonimo, Elia lo Speleota: il quale, infatti, da Reggio, dove risiedeva, giunse dopo la morte del Profeta e fu abate del convento, dove morì a novantasei anni. Dopo quanto esposto, chi volesse scorgere tuttora l'orma del Diavolo deve recarsi sul monte, da dove Elia Juniore protegge la città di Palmi, nonché la Piana di Gioia Tauro ed in modo particolare S.Martino di Taurianova, che cela agli occhi indiscreti arcane sorprese. Era così nato lo Stromboli che aveva imprigionato il demonio e, con lui, tutti gli spiriti maligni di questo mondo. Stromboli che vuol dire trottola per eruttare di gira sempre su sé stesso fantasie! Il diavolo continua anche oggi ad essere arrabbiato d’aver lasciato il “paese delle palme” dove inutilmente s’era aggrappato ad una roccia per non cadere nel mare. Sulla cima del monte Sant’Elia, infatti esiste un macigno che reca impronte e unghie diaboliche alle quali, per paura, nessuno osa accostarsi.


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