La famiglia Brenner, dall'Austria a Cosenza passando per il campo di internamento di Ferramonti di Tarsia
DI Maria Lombardo
Gustav Brenner era
nato a Vienna il 4 giugno 1915. Di religione ebraica , cercò di sfuggire
all’ira di Hitler contro gli ebrei, rifugiandosi prima a Trieste e poi a
Milano. Nel 1940 anche in Italia imperversava la “caccia all’ebreo” e, mentre
lavorava a Milano presso una casa editrice, fu arrestato ed internato a
Ferramonti di Tarsia. Nel campo calabrese egli conobbe ancora, anche se
non con i tratti violenti e ignobili delle esperienze vissute nei campi
tedeschi, il dolore dell’internamento e dello sradicamento dalla propria vita
personale e professionale, la malaria, il freddo, gli stenti e la paura dei
bombardamenti e del futuro. In questa terra, tuttavia, il suo destino volse
alla vita e non alla morte, come ci si sarebbe potuti aspettare. Nessun atto di
crudeltà fu mai attribuito a chi ha comandato a Ferramonti, a chi ha
controllato la vita degli internati: il direttore Paolo Salvatore, il
commissario di Pubblica Sicurezza, il frate cappuccino Callisto Lo pinot, il
rabbino Riccardo Pacifici – a cui è intitolata la via del museo della Memoria
di Ferramonti – e il comandante, di origini reggine, Gaetano Marrari,
dichiarato da Israele Giusto tra le nazioni. Nonostante il contesto di
restrizione, l’osservanza delle leggi del regime e un progetto di
imprigionamento e isolamento degli ebrei cui il campo era innegabilmente
strumentale, per quanto fosse rimesso ai loro comportamenti, essi nutrirono rispetto
verso le persone mentre intorno c’erano guerra, orrore, violenza e morte.
Fu il primo campo ad essere liberato dagli alleati, il 14 settembre 1943, e
l’ultimo ad essere chiuso l’11 dicembre 1945. Molti, non avendo dove andare,
restarono lì per qualche tempo, anche dopo la liberazione.Nel campo godeva la stima di
tutti per onestà, rigore e saggezza, tanto che nel 1943, quando la fame si fece
sentire più forte nel campo, fu autorizzato a recarsi nei paesi vicini per
l’acquisto di derrate alimentari. In una di queste sue sortite dal campo
conobbe, a Roggiano Gravina, Emilia Iaconianni, che poi sposò nel dicembre del
1947, dopo che la sua vita fu salvata, assieme a quella di tanti altri, nel
campo, anche grazie al responsabile, Paolo Salvatore, e al maresciallo Gaetano
Marrari. Gustav ed Emilia si stabilirono a Cosenza, dove aprirono una libreria
ben attrezzata nel centro storico, e in seguito, nel 1950, fondarono una casa
editrice, “La casa del libro”, le cui pubblicazioni principali erano legate al recupero
del patrimonio culturale calabrese. Brenner morì a Cosenza il 2 novembre 1974. Aveva
solo 58 anni. In Calabria è rimasto e ha offerto molto in termini di umanità e
di valorizzazione della cultura attraverso i libri, ostinati custodi del sapere
a beneficio del prossimo.
La casa editrice, gestita in seguito dai figli Walter e Pina, è ora denominata “Edizioni Brenner” e
pubblica testi autorevoli di autori di primissimo piano del panorama letterario
italiano ed estero, nonché pregevoli saggi. A lui è dedicata la Biblioteca,
istituita nel 2018, nel campo di internamento di Ferramonti di Tarsia.
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