PROVERBI CALABRISI SULLA CANDILORA..











di Maria Lombardo



dicenu antichi... a Candilora u mbernu è fora, rispundiu a vecchia arraggiata ca u mbernu dura finu Annunziata, rispundi a vecchia du furnu, belli mei u mbernu dura finu a giugnu!
Da Candilora l'orzu caccia a testa fora; se voliti e se non voliti n'atri coranta jorna i mbernu aviti.
Della Candelora l'orso mette la testa fuori; se volete e se non volete altri quaranta giorni di inverno avrete. 
Alla Candilora `a vernàta è menza intra e menza fore.
Pa Candelora cu non avi carni 'mpigna a figghiola"
Candelora, tra mito e leggenda
La festa della Candelora era un appuntamento atteso anche dai pastori calabresi, i quali traevano da essa pronostici meteorologici dal modo di comportarsi dei lupi. I pastori scrive Antonio Francesco Angarano: “ (...) si appostavano al mattino della festa nei pressi della spelonca e attendevano che il lupo si affacciasse: se questo usciva nei campi, allora la stagione sarebbe stata piovosa, se invece si ritirava nella tana, allora la bella primavera non sarebbe tardata a venire”. 
Dalle nostre parti si fa avanti u danese o tanese, il vecchio o la vecchia: “Alla cannilora d’u vernu simu fora, ma rispunna la vecchia arraggiata ‘u vernu dura finu alla ‘Nnunziata”. “Sotto questi nomi – scrive Vincenzo Dorsa – va figurato un essere misterioso, un vecchio dalla folta ed ispida barba, vestito di pelli, con braccia lunghissime distese per afferrare bambini e divorarli in quel dì che scende dalle montagne, dove per lo più la immaginazione popolare si diletta di collocare gli esseri misteriosi e soprannaturali”.
Nei racconti popolari il vecchio (l’essere mostruoso della Candelora) rappresenta l’inverno che si aggira nella notte intorno alle case dicendo “O fora o non fora, quaranta jurni haiu ancora”. 
“Questa leggenda che potrebbe riferirsi a Fauno temuto abitatore dei boschi - ricorda ancora Dorsa - ci richiama con qualche specialità il Mamurio Veturio dei Romani, il rappresentante del mese di marzo, principio dell’anno nuovo e termine del vecchio, ma con relazione speciale all’inverno. Infatti nella vigilia degl’idi di marzo, al primo plenilunio di primavera, si menava per le vie di Roma sotto quel nome un uomo coperto di pelli e si cacciava fuori dalle mura”.
“Riunendo in uno i ventisei giorni di febbraio, che seguono il 2 dedicato alla Candelora, e i quattordici di marzo sino alla vigilia degl’idi, si hanno appunto i quaranta giorni che la leggenda assegna come termine della stagione invernale”.
Da ciò potrebbe essere derivato il detto: Da' Candilora 'u 'mbernu è fora; ma se nesci l'urzu da' tana dici: se voliti e se non voliti, 'n'atri coranta jorna di 'mbernu 'ndaviti! (Per la Candelora l'inverno è fuori ma, uscendo dal suo covo, l'orso afferma che ancora si avranno quaranta giorni di freddo, lo si voglia o no).

 



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