Riti perduti della Quaresima calabrese: “serra sa’ vecchjia”.



di Maria Lombardo





Apprendo di questo rito scomparso  leggendo Vincenzo Dorsa  "La Tradizione greco-latina negli Usi e nelle Credenze popolari della Calabria". Consisteva per un giorno magari nel giorno di San Giuseppe nell’interrompere il digiuno tagliando e mangiando un dolce a forma di pupazza. Dorsa documenta questo rito che veniva svolto nella mezza Quaresima a circa 20 giorni dal mercoledì delle Ceneri a Pasqua, una piccola festa per il raggiungimento di metà percorso.La Vecchia rappresenta l’inverno, il digiuno, da scacciare e da “uccidere” simbolicamente per permettere l’arrivo della nuova primavera, far rinascere le messi e favorire la crescita dei nuovi raccolti. La pupazza segandola subisce la “punizione”per la redenzione dell’anima!
 Anche questo affonda le sue radici in un passato di miti e leggende e rappresenta l’enfatizzazione del male e la punizione per raggiungere la redenzione.


Ingredienti:

pasta frolla:
500 gr di farina;
250 gr di burro;
200 gr di zucchero;
2 uova;
scorza grattugiata di un limone;
mezza bustina di lievito;
marmellata a piacere.
Per decorare:
codette colorate e frutta candita;
cartoncino a forma di bambola (semplice da fare)

Procedimento:
Si impastano tutti gli ingredienti e si fa riposare l'impasto per 30 minuti in frigo. Dopodiché, si stende la pasta frolla sottile ma non molto e con un cartoncino si rintaglia prima la sagoma intera della vecchia e poi metà sagoma. La pasta che rimane servirà per le strisce.
A questo punto si inizia a comporre il dolce.
Sulla base della sagoma intera si versa la marmellata, di sopra si mette la metà e nel resto si sistemano le strisce come per una normale crostata, chiudendo con una striscia il contorno dove manca la sagoma. La testa va coperta con due strisce più larghe in modo da dare l'idea dei capelli.
Terminare i decori ed infornare a 180° per 20 minuti circa.

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