Le zeppole di San Giuseppe: Ricetta del Cosentino
di Maria Lombardo
Diverse
sono le ipotesi sull’etimologia della parola zeppola: secondo alcuni deriva
da serpula che
in latino significa serpe e sarebbe dunque un chiaro riferimento alla forma del
dolce che si richiude su se stesso.
L’altra ipotesi fa derivare il nome da zeppa che è il pezzo di legno usato per correggere i difetti di misura nei mobili: in questo caso il riferimento sarebbe esplicito al mestiere di falegname di San Giuseppe a cui il dolce è dedicato.
L’altra ipotesi fa derivare il nome da zeppa che è il pezzo di legno usato per correggere i difetti di misura nei mobili: in questo caso il riferimento sarebbe esplicito al mestiere di falegname di San Giuseppe a cui il dolce è dedicato.
Rigorosamente fritte (altrimenti non sono più zeppole, ma
bignè), si preparano con modalità diverse di zona in zona. L’origine di questi
dolci, tipicamente meridionali, non è del tutto chiara; probabilmente
napoletana, risale forse all’inventiva delle suore di San Gregorio Armeno. Le
prime indicazioni scritte si trovano sul trattato di cucina di Ippolito
Cavalcanti, nel 1837.
Questa è una delle
ricette cosentine:
150 gr. di farina
00
70 gr.di burro
250 ml. di acqua
5 uova
mezzo cucchiaino
di sale
un cucchiaio di
vino moscato o marsala
Portare ad
ebollizione l’acqua con il burro ed il sale; appena prende il bollore togliere
dal fuoco e versarvi dentro di colpo le farine setacciate e mescolare.
Rimettere sul fuoco continuando a mescolare vigorosamente fino a quando l’impasto si staccherà sfrigolando dalle pareti del tegame.
Lasciare intiepidire, poi aggiunger il vino e le uova, uno alla volta, per ottenere un impasto liscio e vellutato, di consistenza morbida.
Formare con la sac à poche dei cerchi di circa dieci cm. di diametro su un mestolo forato ed immergerlo in olio bollente. Per chi non vuole sentirsi troppo in colpa, segnalo comunque anche la cottura in forno: dopo aver realizzato i cerchi sulla teglia coperta da carta forno, infornate a 170° fino a doratura.
Rimettere sul fuoco continuando a mescolare vigorosamente fino a quando l’impasto si staccherà sfrigolando dalle pareti del tegame.
Lasciare intiepidire, poi aggiunger il vino e le uova, uno alla volta, per ottenere un impasto liscio e vellutato, di consistenza morbida.
Formare con la sac à poche dei cerchi di circa dieci cm. di diametro su un mestolo forato ed immergerlo in olio bollente. Per chi non vuole sentirsi troppo in colpa, segnalo comunque anche la cottura in forno: dopo aver realizzato i cerchi sulla teglia coperta da carta forno, infornate a 170° fino a doratura.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!