Il 31 ottobre 1894 a Palmi (RC) avvenne il miracolo degli occhi della Madonna del Carmine


 

di  Maria Lombardo


Come detto in calce il 31 ottobre 1894 avvenne questo miracolo. Per ben 17 giorni la Vergine del Carmelo si fece vedere dai cittadini muovendo gli occhi e cambiando colori al viso, del caso ovviamente se ne occupò la stampa nazionale. Ed ecco che la sera del 16 novembre i fedeli improvvisarono una processione della statua per le vie cittadine. Quando la processione raggiunse l'estremità della città, un violento terremoto colpì tutto il circondario di Palmi, rovinando gran parte delle abitazioni ma recando solo 9 vittime su circa 15.000 abitanti, poiché la quasi totalità della popolazione era in strada a seguito della processione. Attenzione cari lettori ho già parlato di quel sisma in questo blog se volete potete approfondire. Inoltre quel miracolo è stato riconosciuto dalla Chiesa incoronando la statua il 16 novembre 1896 a seguito del decreto emesso dal Capitolo Vaticano il 22 settembre 1895. Ora però andiamo ai fatti storici quel 31 ottobre verso le ore 7.30 del mattino, subito dopo la celebrazione eucaristica svolta nella chiesa del Carmine di Palmi, una devota si accostò ai cancelli del presbiterio per recitare alcune preghiere alla Madonna. La devota vide gli occhi della statua in movimento ed il volto pallido come quello di una donna svenuta e cercò conferma in un'altra donna che le stava seduta accanto. Questo dialogo fu udito da un ragazzino, il quale uscì dalla chiesa raccontando a tutti quanto aveva sentito. La voce di un miracolo compiuto dalla statua della Madonna si sparse per tutta la città e, in poco tempo, la chiesa ed il piazzale adiacente furono gremiti da un'immensa folla. Tutte le autorità di Palmi giunsero sul posto per poter vedere il miracolo, in un primo momento i sacerdoti si accordarono nel dire che non avvenne mai e ordinarono intanto di rimuovere il simulacro e di porla dove la potevano vedere da vicino In quegli istanti impiegati per trasportare la statua, la chiesa, l'altare ed il volto della Madonna furono visti mandare sudore e, a seguito di tale avvenimento, i fedeli all'interno del luogo di culto cominciarono a pregare. Il popolo però voleva vedere quel prodigio e copioso si trovò nella Chiesa fin dall’alba del 1º novembre 1894 fino a tarda ora, nella chiesa ma non accadde nulla. Il 2 novembre 1894 verso le ore 15:30, il popolo notò che la statua della Madonna del Carmine alzava ed abbassava le palpebre ed in seguito, per le grida dei presenti, accorsero migliaia di fedeli da ogni parte della città. La popolazione, a quel punto, invocò che venissero ad accertare il miracolo i sacerdoti, che fino ad allora erano stati increduli. Accorsero allora al Carmine l'arcidiacono della chiesa madre don Carlo Suriano, il parroco della chiesa del Soccorso mons. Leone Gallucci ed il parroco della chiesa del Rosario mons. Valentino Marino. La Vergine fu portata in processione mentre la processione era ancora in atto, mons. Gallucci spedì un telegramma a papa Leone XIII con il seguente testo:« Cardinale Segretario di Stato Sua Santità - Roma. Strepitoso miracolo Madonna Carmine. Chiude perfettamente occhi, grido popolo, li riapre dolcemente, gira in atto vie città portata processione popolo. Lo riferisca Santo Padre. Benedica città. Mons. Leone Gallucci. »La processione rientrò in chiesa alle ore 23:00 e gran parte della folla rimase all'interno dell'edificio stesso per tutta la notte.Il 7 novembre, nella chiesa del Carmine, vi fu una solenne celebrazione eucaristica generale alla quale partecipò la quasi totalità della popolazione di Palmi. Intanto Gallucci fece distribuire delle schede a stampa nelle quali si pregò i fedeli che avevano visto il miracolo di volere attestare, sotto la santità del giuramento, la descrizione degli avvenimenti a cui avevano assistito nel volto della statua, precisandone il giorno e l'ora. Tutto ciò poiché si voleva far autenticare dalla Santa Sede il miracolo.L'8 novembre arrivò alla stazione di Palmi, a seguito di una relazione ricevuta sull'avvenimento, l'arcivescovo di Reggio Calabria cardinale Gennaro Portanova. Dopo aver fatto un giro della città ed aver impartito una benedizione alla folla, Portanova tornò alla chiesa del Carmine e raccomandò il popolo di «trarre frutti duraturi di spirituali riforme da questi segni di predilezione della Madonna». All'imbrunire l'arcivescovo di Reggio Calabria ripartì alla volta del capoluogo. Il 14 novembre fu il giorno in cui arrivò a Palmi mons. Antonio Maria De Lorenzo, vescovo della diocesi di Mileto, nella quale la città di Palmi ricadeva a quel tempo. Giovedì 15 novembre, dato che il vescovo mons. De Lorenzo voleva presiedere una seconda celebrazione eucaristica e visto che la chiesa del Carmine non avrebbe potuto contenere l'enorme folla, si pensò di trasportare per quel giorno la statua della Madonna del Carmine nella chiesa madre, allora in costruzione. La processione fu seguita da ricchi, poveri, nobili, palmesi e forestieri tanto che il giorno 15 novembre 1894 fu per Palmi come un giorno festivo, poiché la popolazione si era astenuta dal lavoro per assistere alla varie celebrazioni religiose. La mattina del 16 novembre 1894, alle ore 6.15, fu avvertita dalla popolazione una leggera scossa di terremoto. Il vescovo mons. De Lorenzo celebrò un'ultima funzione nella chiesa del Carmine e, nella stessa mattina, lasciò la città. Alcune fonti narrano che avrebbe dovuto visitare Palmi, in quei giorni, anche il cardinale Giuseppe Guarino. Dalle ore 15.00 la statua della Madonna del Carmine fece osservare ai presenti la ripetizione dei prodigi. Il volto era pallido come di donna svenuta e gli occhi si chiusero e si riaprirono più volte. Ciò avvenne molte volte, tanto da far affermare a credenti, non credenti ed atei come non vi fossero equivoci o allucinazioni. La notizia di tali movimenti richiamò, alla chiesa del Carmine, gran parte della popolazione di Palmi. Data la calca che si creò in chiesa, arrivò dai fedeli un grido unanime di portare fuori in processione la statua della Madonna del Carmine. Erano quasi le 18.00 quando s'improvvisò la processione per le vie della città. La popolazione in processione fu di circa due terzi del totale degli abitanti di Palmi, ed ognuno portò in mano una fiaccola, una lampada o una candela accesa. I balconi e le finestre della case davanti alle quali passò la processione furono illuminati con lumi a bengala, con lampade a petrolio e vennero fatti esplodere bombe, mortaretti e razzi in ogni strada. Le cronache riportano di come, "ogni venti passi", la processione fu costretta a fermarsi poiché il popolo donava alla statua regali in oro. Le bande musicali accompagnarono la processione per tutto il tragitto con marce liete e festanti. Quando la processione giunse nella piazzetta Arangiara, di fronte al Palazzo dei Carabinieri, la gente avvertì un violento terremoto, con un movimento del terreno e con moti di natura sussultoria da sud-sud-ovest e nord-nord-est. Nel movimento della scossa, i portatori della varetta su cui stava l'immagine, sentirono questa come sollevarsi e poi gravarsi su di loro in modo da farli traballare, evidentemente per effetto del movimento sussultorio, e perciò trasportarono di corsa la statua per un centinaio di metri. La popolazione di Palmi rimase pressoché illesa (9 morti su 15.000 abitanti) nella sua totalità dato che si trovò in processione in due ampi spazi, e cioè nella piazzetta dell'Arangiara e nel vicino piazzale ove sorgeva il Teatro "Nicola Antonio Manfroce".

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