Capodanno in Calabria. I riti di buon auspicio persi: mangiare uva sultanina


 

di Maria Lombardo 


Nella scorsa stagione vi ho parlato di come pastori e contadini festeggiavano il Capodanno. Sicuramente molto lontano da quello consumistico odierno! Una bella usanza che oggi è scomparsa ma desidero farvela conoscere quella di mangiare l’uva sultanina.Mangiare l’uva a Capodanno era di usanza in passato, quando i tempi della vendemmia arrivavano a fine ottobre / novembre. Così a fine vendemmia, le donne lasciavano alcuni grappoli d’uva a essiccare all’aria, in modo tale da consumarla come dolce per la notte di Capodanno. Esiste un detto antico:”Chi mangia l’uva a capudannu, conta sordi ppi tuttu l’annu”. Il cesto della frutta della Vigilia doveva contenere la frutta secca, la melegrana e il mandarino; quest’ultimo oltre a essere un frutto di stagione, simboleggiava l’infinito per la sua forma sferica e quindi un ottimo portafortuna per Capodanno. Essendo una tradizione morta si è passato dal credere che le lenticchie portassero i soldi tradizione del Nord. Io dal mio canto preferisco ancora le nostre tradizioni, risvegliando quelle sopite!.


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