L’Unità d’Italia voluta dai calabresi: il politico e giornalista Rocco de Zerbi.


 di Maria Lombardo 


 

Rocco de Zerbi (Reggio Calabria, 11 giugno 1843-Roma, 20 febbraio 1893) era un politico e giornalista italiano.Crescendo in una famiglia di solide idee liberali e antiborboniche nonostante il nonno del nostro, Rocco, fosse stato un funzionario borbonico.Dopo aver volontariamente servito durante il suo servizio militare nelle campagne del Risorgimento del 1860 e 1866, nel 1868 fondò il giornale Il Piccolo a Napoli, con tendenza politica centrista, che dirige fino al 1888.De Zerbi firmava i suoi articoli con una “z” minuscola e riuscì ad avere un enorme successo fra i lettori in quanto parlava, anzi polemizza su ogni aspetto della vita politica, sociale, religiosa, mondana di Napoli non per dare informazioni imparziali o cronacristici ai suoi lettori ma motivi in più per contestare, criticare e giudicare il modus operandi della Napoli bene di fine Ottocento. Questo stile nuovo del De Zerbi fu molto apprezzato dalla borghesia moderata napoletana, che lo leggeva avidamente rendendo il suo giornale Il Piccolo (che ebbe una redazione formata da eccellenze gionalistiche quali fra i tanti  Vincenzo Morello cioè Rastignac, Matilde Serao e molti altri.La vena letteraria di De Zerbi con l’avventura risorgimentale non si spense, ma anzi attinse a nuove ispirazioni letterarie che concretizzerà però negli anni successivi con la pubblicazione dei volumi di memorie quali Il primo passo. Note autobiografiche (Firenze, 1882), I garibaldini dopo la campagna (Torino 1861), Canzone in morte del conte di Cavour (Ivrea 1861). Si cimentò anche con la prosa poetica e riflessiva con i testi Poesia e prosa: studio d’un annoiato (Napoli 1868) e Di chi la colpa? Fantasticherie d’un annoiato (ibid. 1869).Nel 1856 si è sposato con la nobile Maria Giuseppa Grillo che gli ha dato tre ragazze, mentre aveva un ragazzo di una relazione extraconiugale che non ha mai legittimato. Nel 1882 sposò Giulia Gerardis, 21 anni. Sindaco e consigliere comunale nel 1856/1858, maggio 1860 lascia la sua famiglia per raggiungere Giuseppe Garibaldi a Milazzo (ME) fino alla sede di Capua (ottobre 1860).Dopo l'avventura di Risorgimento, decise di proseguire una carriera militare che gli procurerà molte soddisfazioni, come una medaglia d'argento per la valorosa valorosa condotta durante la battaglia di Guardalombarda (Av) contro il Brigante Carmine Crocco Donatelli e la partecipazione alla Guerra d'Indipendenza nel 1866 seguita due anni dopo la partenza dell'esercito con il grado di tenente. È stato eletto anche più volte presidente della provincia di Reggio Calabria negli anni ' 1870.Dispiegato nella destra parlamentare, si distingue per il suo brillante oratorio e il suo gusto per la controversia.Rimase famoso soprattutto per la questione dello scandalo della Banca Romana, che all'epoca aveva coinvolto i principali rappresentanti della politica italiana, Giolitti e Crispi. Insieme ad altri, esso era tra i destinatari di somme illecite; personalmente il suo debito verso le banche era di mezzo milione di lire (oggi circa 2 milioni di euro).Il 20 febbraio, sostenendo ancora la sua innocenza, Rocco de Zerbi è morto di infarto.

  • Barbara Manfellotto, Per un profilo di Rocco de Zerbi«Esperienze letterarie», 2002, num. 3, pp. 73–104.
  • Rocco Liberti, Il caso Rocco de Zerbi, Bovalino, Diaco, 2005 (Quaderni mamertini, 60).
  • Maria Cristina Cafisse, La critica letteraria sul quotidiano napoletano «Il Piccolo» di Rocco de Zerbi, in Giornalismo letterario a Napoli tra Otto e Novecento. Studi offerti ad Antonio Palermo, a cura di Pasquale Sabbatino, Napoli, ESI, 2006.
  • Giuseppe Civile, Fare opinione. Rocco de Zerbi e Napoli nell'Italia postunitaria, Napoli, Dante & Descartes, 2008.
  • Ornella De Rosa, Stato e Nazione in Rocco de Zerbi. Vita, pensiero politico e impegno sociale di un protagonista del secondo Ottocento, Bologna Il Mulino, 2010.

Commenti

  1. A propos de Garibaldi par M. D. Zerbi
    « Sa physionomie morale était une musique, dans laquelle se confondaient symphoniquement le son aigu et le son grave, le strident et le caressant. Il était emphatique et simple, superbe avec les superbes et humble avec les humbles, agressif dans les écrits et doux dans la parole, lion et fillette, théâtral et ingénu, mystique jusqu'aux vertiges des réformateurs religieux et prêtrophobe jusqu'à l'insulte, admirateur d'Alexandre Manzoni, dont le portrait était suspendu parmi ses portraits de famille, et contempteur convaincu de tout ce qui sentait le catholicisme, dictateur qui remplit les fonctions de roi absolu dans les Deux-Siciles et planteur du premier acacia et du premier olivier dans son île de Caprera, Thésée et Cérès, provocateur de batailles et de tempêtes, ferme sur le dos d'un cheval et intrépide sur les dunettes d'un navire, si bien que, quand on veut l'honorer par un monument, on ne sait ce qui lui conviendrait le mieux, de la statue équestre ou de la colonne rostrale. Il cautérise avec des pointes de feu les plaies de sa patrie; et, à qui lui rappelle la date d'Aspromonte, il répond Je l'avais oubliée. Il dépense toute son existence à rendre sa grande patrie, l'Italie, indépendante de l'étranger, et il voit céder sa ville natale à l'étranger. Il vit une longue et heureuse vie de soldat; il porte en mourant l'emblème de ses batailles la chemise rouge; l'auréole du héros brille sur sa tête et, en mourant, il ne murmure pas comme Napoléon : Tête de colonne, mais il meurt en poète attentif au gazouillement d'un moineau. Et, en voyant l'oiseau sautiller sur la fenêtre ouverte, par où entrait la mort qui étendait sur sa tête son funèbre linceul, il s'écrie Comme ce moineau est joyeux! »

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