Il Castello di Pizzo Calabro.
di Maria Lombardo
Conosciuto impropriamente come Castello
Murat è una dei castelli più famosi della Calabria. La costruzione attuale, di
forma quadrangolare, da un lato a picco sul mare e dall'altro circondata da un
profondo fossato, racchiude i vari edifici costruiti nel corso del tempo. La
storia di questo “castello”inizia nel 1300 come torre di avvistamento a difesa
del territorio bersagliato dai turcheschi. Insomma fu voluto dagli angioini! Ma
le incursioni piratesche continuarono anche sotto gli Aragonesi e il Re di
Napoli con decreto del 12 novembre 1480
ordinò di fortificarlo ulteriormente, all'interno di un sistema di difesa che
prevedeva il rafforzamento tramite castelli e torri dell’intero perimetro delle
coste calabresi. Vennero quindi aggiunte della mura alla torre che già esisteva
conferendo l'aspetto attuale al maniero, al quale si accedeva tramite un ponte
levatoio costruito in mezzo a due torrioni. Ultimata la sua costruzione nel 1485,
il nuovo Castello, fornito di archibugi e di artiglieria, ebbe un presidio di soldati,
sotto il comando di un Ufficiale. Nel ‘500 venne ceduto agli spagnoli fino al 1806 anno dell’abolizione della feudalità.
Passato al demanio, venne ceduto nel 1884 al Comune di Pizzo. Con Decreto del 3
giugno 1892 fu dichiarato “Monumento Nazionale”. I De Mendoza comunque non lo
utilizzarono mai come dimora ma ebbe sempre mansioni di prigione, qui vennero rinchiusi
personaggi illustri quali il filosofo Tommaso Campanella, l’alchimista Giuseppe
Balsamo conte di Cagliostro, il filosofo Pasquale Galluppi e Ricciotti Garibaldi,
figlio di Giuseppe ed Anita. Il prigioniero più celebre del Castello di Pizzo
fu Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone, che giunse su queste
coste con circa 250 uomini per guidare una rivoluzione contro i Borbone. Sbarcò
l'8 ottobre nel porticciolo di Pizzo! Dopo che i Borbonici si sincerarono che
fosse realmente Murat venne fucilato nel
castello il 13 ottobre 1815. Di fronte al plotone d'esecuzione si comportò con grande
fermezza, rifiutando di farsi bendare. Il
corpo venne sepolto in una fossa comune nei sotterranei della Chiesa di San
Giorgio, mentre una lapide sul pavimento al centro della navata della stessa chiesa
ne ricorda la sepoltura. Nel suo complesso, il Castello conserva il suo aspetto
originario. Esso si sviluppa su una pianta quadrangolare inscritta in un trapezio
di metri 50x74x38x74. Un tempo si accedeva attraverso un ponte levatoio, oggi
sostituito da un piano di calpestio in muratura. Sul portale principale della
porta d’ingresso c’è una lapide che ricorda Gioachino Murat. Il castello è composto
da un piano a livello stradale e da un piano superiore. Sotto il piano a livello
stradale, vi sono i sotterranei ai quali è vietato l’accesso, ma si narra che
conducano fuori città, nei pressi di Vibo Valentia (circa a 11 Km) e verso il
lago Angitola (circa a 7 Km). La parte della fortezza oggi visitabile riguarda
i semisotterranei e il piano superiore.
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