NELLA NOTTE TRA IL 5 E IL 6 SETTEMBRE 1993, DOPO SCIOPERI E OCCUPAZIONI, GLI OPERAI DELL’ENICHEM DI CROTONE UTILIZZARONO IL FOSFORO PER INCENDIARE LA STATALE 106
di Maria Lombardo
Non era una notte come le altre a Crotone. Da giorni all'Enichem si susseguivano rivolte! Quel polo uno dei maggiori del Sud Italia non doveva perdere 300 operai.Crotone diventò un centro urbano grazie alle fabbriche, arrivate nel corso degli anni ’20 e che decisero il destino della città. La progressiva chiusura degli impianti avrebbe lasciato pressoché il deserto nel centro calabrese, come in effetti avvenne quando l’ENI decise che investire sullo stabilimento non era più conveniente. Per questo gli operai avevano iniziato le mobilitazioni: per giorni occuparono non solo gli impianti, ma anche la SS 106 che passava di fronte gli impianti e la ferrovia, anche grazie al supporto delle mogli degli operai e, in breve tempo, di tutta la cittadina. La lotta si consumò in quella notte, il centro città era denso di una nube eburnea. Sassi infrengevano vetri e gli operai erano in lizza con le forze dell'ordine. Ma l’arma più potente gli operai la trovarono proprio tra i prodotti che utilizzavano in quello stabilimento chimico. Era il fosforo. Perché il fosforo, a contatto con l’aria, prende fuoco. E gli operai ne rovesciarono barili interi sull’asfalto della 106, provocando incendi ed esplosioni e bloccando completamente la statale. Le fiamme e quella nube, altissima e bianca, segnarono con forza un momento di conflitto che oggi viene spesso dimenticato. La mobilitazione in città si fece sempre più forte, con migliaia di persone, incluso il Vescovo della città, che fecero sentire il loro sostegno agli operai. Intervennero i sindacalisti della fabbrica – in quota PCI e MSI – che raggiunsero un accordo che prevedeva la cassa integrazione e una vaga promessa della creazione di un consorzio che gestisse una transizione verso la nascita di nuovi stabilimenti.Peccato che la cassa integrazione terminò e di nuovi stabilimenti neanche l’ombra. Le ultime tracce del tessuto industriale crotonese vennero poi spazzate via dall’alluvione dell’ottobre ’96, che danneggiò quei pochi impianti rimasti e colpì con violenza i quartieri operai della città causando 6 morti.
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