La Calabria,la storia terrificante della licantropa di Nicastro


 di Maria Lombardo

La licantropia è un fenomeno che ha terrorizzato per anni la popolazione delle campagne calabresi. Fra tutti i popoli, l’immagine del lupo è sempre stata quella di una bestia feroce e aggressiva. Una persona affetta da licantropia, quindi in grado di trasformarsi in una bestia assetata di sangue, mette i brividi ancora oggi.La figura del lupo feroce è associata al mito del “lupo mannaro”, secondo cui i soggetti colpiti da questa anomalia, vagano di notte ululando e aggredendo in modo feroce chiunque capiti. La luna piena, poi, gioca sempre un ruolo centrale, conducendo l’individuo alla violenza. La luna sferica, così ricca di fascino, attrae, ammalia e trasforma, tirando fuori l’istinto animalesco di ogni persona. L’episodio denominato la “licantropa di Nicastro” fu pubblicato nel 1883 a Londra nella guida turistica: “Cities of Southern Italy and Sicily”. Era il periodo gotico in cui queste storie macabre avevano un fascino enorme sul credo comune e incutevano timore e spavento in tutti i cittadini.Il Conte di Masano, un appassionato di caccia, aveva sposato la bella figlia del Barone Arena. Il barone possedeva una vasta riserva che faceva controllare dai suoi fidati guardiani per evitare che fosse invasa dai bracconieri. Uno dei suoi fidati guardiani, una notte, tornò dal Barone Arena e dal Conte Masano, raccontando che uno dei suoi compagni era stato aggredito, durante la notte, da un branco di lupi. Questo, per difendersi, aveva lottato con tutte le forze.L’uomo era riuscito ad amputare una zampa di uno dei lupi ma, con sua grande sorpresa, vide trasformarsi la zampa anteriore che aveva reciso, in una mano di donna. Dall’anello portato al dito della mano mozzata, il Conte Masano riconobbe subito la donna che aveva sposato. Immediatamente, il Conte chiamò la consorte e non appena la vide, rimase a bocca aperta.La donna, effettivamente aveva un braccio fasciato e, togliendo le bende, tirò fuori il moncherino sanguinante. Per punizione, la donna fu dapprima rinchiusa nel castello, per essere poi condannata a morte. Ma questa è solo una delle tante leggende che circolano in questa zona d’Italia.


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