Tropea, Escher sedotto dal suo fascino “sauvage”
di Maria Lombardo
Quando era selvaggia e contadina la perla del Tirreno sedusse un "forestiere" di genio: l'artista olandese Escher. Tropea d’estate è caput mundi del turismo calabro. La meta più cercata.Te ne accorgi dalla frequenza delle targhe di auto tedesche e straniere.Poi all’improvviso la rupe di tufo spugnoso. Il borgo fitto aggrappato sul mare davanti allo scoglio del monastero dell’Isola, la chiesa della Michelizia, le balconate barocche dei palazzi aristocratici, le vecchie case torreggianti tarlate dal salmastro.Da lontano Tropea sembra ancora la gemma preziosa di un Mediterraneo da favola immortalata nella litografia di Maurits Cornelis Escher.Il grande artista olandese autore della Casa delle scale, l’immagine inquietante che Einstein elesse a simbolo della sua teoria della relatività generale.Escher arrivò qui nel 1931 e davanti al mare del mito scoprì Tropea. Incantato dal panorama dedalico e decadente dedicò a Tropea una magnifica veduta dal vero, degna delle sue più stralunate costruzioni fantastiche. Questa opera si trova ora alla National Gallery del Canada. A quel tempo però Tropea non era conosciuta ed era difficile arrivarci ne cercare di simpatizzare col popolo che doveva lavorare duramente. Oggi Tropea vive un’altra metamorfosi: quella del turismo.Sempre molti i nordici e gli stranieri, Tropea oggi è piena di rumori, di giovani e di fretta. Disco-Bar e ristoranti alla moda aperti sul corso e nei vicoli del centro storico fino all’alba.Per i più esigenti c’è ancora il Pim’s, incastonato in un vecchio palazzo sulla rupe. Era il locale stile dolce vita di Raf Vallone, nato e cresciuto qui, gloria tropeana. Ma il grande artista venne a Tropea e qui si fermò. Neanche lui poté sfuggire al fascino degli ampi spazi che sembrano proiettarsi all’infinito creando suggestioni profonde.Era quello che cercava l’artista, che voleva dare della realtà una visione pluralistica stupefacente ma comprensibile.Le rocce che scendono a picco sul mare, l’architettura delle case, i tramonti sfolgoranti di luci magiche, l’orizzonte catturato in una visione d’insieme, dovettero apparire ad Escher come frammenti dell’infinito che poteva essere percepito, e gli suggerirono rappresentazioni spaziali sconcertanti.
Difatti,
nella seconda parte della sua vita, lavorando nello studio di Laren,
il pensiero visivo, stimolato e arricchito dalle meravigliose
immagini, catturate durante i suoi viaggi, gli permisero di dare
sfogo alla fantasia per narrare la vita giocando con lo spazio e
creando effetti di movimento continuo su una superficie piana che
diviene tridimensionale.
Ancora
una volta Tropea, piccola gemma, arricchisce lo scrigno dell’arte.
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