Sotto i Borbone in Calabria vi era solo dell’ottimo artigianato:Artigianato delle Serre: famosi lettini in ferro battuto!
di Maria Lombardo
Mi soffermo per l'ennesima volta su una storia
poco conosciuta, conoscere la storia vuol dire assaporare in toto il suo
percorso collocare dove è possibile eventi di cui si disconosce l'esistenza.
Ecco io lo vedo così il lavoro dello storico! Un lavoro che tassello dopo
tassello viaggio dopo viaggio nei nostri archivi carichi di sapere antico, mi
ha permesso di studiare una Calabria diversa laboriosa e molto innovativa ma solo nell'artigianato. Non
tutti sono a conoscenza che Serra San Bruno avesse una sua zona industriale
fatta di segherie, di importanti cantieri del carbone borbonici e di
innumerevoli botteghe artigiane di fabbri. Ogni fabbro poi aveva la sua
specializzazione. Vi era chi faceva oggettistica per la quotidianità chi invece
si prestava a lavorare con i falegnami e chi produceva davvero opere d'arte per
arredamento o per inferriate.Un'area che si estendeva a ridosso del centro
abitato e che usava la forza dell'acqua dell'Ancinale e del Carusi. La lavorazione
con maestria del ferro era prerogativa di questi maestri ferraioli che
sfornavano dalle loro fucine opere davvero di discreta notorietà. Vengo a
conoscenza studiando quest'area il cui passato è stato cancellato
dall'alluvione del novembre del '35 che i ferraioli delle Serra sapevano
forgiare un prodotto che fece scuola in tutto il Regno delle Due Sicilie: il
lettino facile da trasportare e conservare. Ampiamente esportato nel Regno per
la sua praticità nel montaggio e per l'ottima fattura prodotti con:” pari
industria che eleganza!”. Era davvero un concentrato di design e tecnologia ed
era prodotto in Calabria Ultra! Intanto il pezzo unico erano le “travarche” le
due testate del lettino assemblato attraverso la battitura degli anelli e con
rudimentali viti si metteva in piedi un lettino che possedeva pure i pomelli in
ottone. Non avendo ancora inventato le reti sul lettino venivano poggiate delle
tavole che sorreggevano il materasso di lana. Effettivamente è buona norma
asserire che tutti i fabbri serresi sapevano bene costruire questi lettini e
ogni uno dava forme e colori diversi usando delle colorazioni speciali. I
colori infatti variavano dall'oro al nero opaco ed erano ammessi dei pezzi
unici fatte con incisioni addirittura medaglioni con inflorescenze create dalle
sapienti mani delle note maestranze serresi. Inutile ribadire come il prodotto
era in ascesa e come le migliorie venivano studiate per esportare il prodotto.
Il comporto venne addirittura proposto in altre Provincie del Regno anzi
dell'ormai ex Regno. Trovo una similia in Campania dopo l'Unità ecco cosa
annoto:” Padersoli da semplice operaio in pochi anni diventò capo e
proprietario di una fabbrica di letti e mobili di ferro, ricercati non solo in
Italia ma anche all'Estero. Entrò a 14 anni, dopo un breve corso di studi,
nell'officina paterna a Milano, della quale diventò il più efficace
cooperatore. Nel 1876 si trasferì a Napoli per lasciare libero il campo al
fratello minore d'età. In breve tempo mise su una modesta officina per
costruire letti in ferro vuoto. Nonostante le difficoltà non si arrese. Nel
1880 dava lavoro a 20 operai. Nel 1900 a 180 persone. Non solo fabbricò letti e
mobili in ferro per uso domestico, ma inventò mobili e attrezzi per uso
sanitario, alcuni dei quali brevettati. Il "sistema Pedersoli" era
universalmente conosciuto e apprezzato (gli fu persino dedicato un
"Album" dai più illustri nomi della scienza chirurgica del tempo). Fu
premiato in importanti esposizioni estere e nazionali con diplomi d'onore e
medaglie. A riconoscimento dell'impulso dato all'industria ebbe in concessione
dal Municipio di Napoli un'area nel quartiere industriale”.
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