IL RARO CAVALLO CALABRESE...prosperava a Bisignano (CS)





di Maria Lombardo



Euna novità anche per me che conosco bene la Regione, non sapevo che la nostra Calabria fosse produttrice di una razza di cavallo detta proprio calabrese. Purtroppo, esemplari puri al momento ne sono rimasti pochissimi, in quanto tale animale è stato sovente incrociato con il Salernitano e il Purosangue inglese. Un bellissimo animale di colore marrone docile e simpatico e
 si adatta bene ai lunghi tempi lavorativi e da molte soddisfazioni anche per questo. Il Calabrerse ha un bella testa di forma rettangolare, la spalla è lunga e inclinata, il dorso robusto e la groppa mediamente obliqua. Gli arti sono forti e muscolosi gli zoccoli regolari e larghi. In passato era un animale da sella ed è ottimo saltatore, infatti è facile da addestrare ed è usato per il turismo equestre ma soprattutto  indicato per il salto; forte,  resistente e veloce, dotato di grande equilibrio. Una razza questa, passiamo ora ad un po’ di dati storici,   allevato in Italia meridionale e in Sicilia, da un gruppo originario di cavalli orientali importati dal Nord Africa.Le testimonianze del cavallo calabrese nella storia sono molteplici.Il pregio  del Cavallo Calabrese si intreccia naturalmente con le numerose dominazioni che si sono susseguite nel territorio e, sin dall’antichità, esistono molte testimonianze che apprezzano questa razza di cavalli descritti da Polibio (Megalopoli 206 a.C. circa – Grecia 124 a.C. circa) “Di forme eleganti e svelte, agili e veloci”. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, con i Longobardi, l’incrocio con cavalli di tipo germanico aumentò la taglia del Cavallo Calabrese e, in seguito, la dominazione saracena caratterizzò l’allevamento in Calabria introducendo, con una rigorosa selezione, riproduttori arabi e sono numerosi i documenti che testimoniano frequenti scambi con gli allevamenti del Cavallo salernitano e del Cavallo napoletano a partire dal XVI secolo.Lo storico Scipione Ammirato narra in “Delle Famiglie Nobili Napoletane” (1580) che il principe Nicolò Bernardino Sanseverino regalò al nobile Giovan Battista Boscarelli di Bisignano alcune fattrici della sua pregiatissima razza del Cavallo Calabrese ed Alessandro Tassoni ne “La Secchia Rapita” (1622) cita la ghinea di Bisignano (CS).Ulteriori testimonianze del XVIII secolo sul Cavallo Calabrese sono fornite da Giovanni Fiore da Cropani (CZ) ne “Della Calabria Illustrata”, da Girolamo Marafioti di Polistena (RC) in “Cronache et Antichità di Calabria” e da Giovan Battista Pacichelli ne “Regno di Napoli in Prospettiva” che evidenziano la presenza di generosissimi cavalli in Bisignano.Durante il periodo borbonico è stato incrociato con l'Andaluso che gli ha conferito eleganza nei movimenti. In tempi più recenti ha subito l'influenza del Purosangue Inglese che ha prodotto l'incremento della taglia e del Salernitano. Per non disperdere i caratteri originari si ricorre, ogni tanto, al rinsanguamento con cavalli orientali.
 Eduardo Chiari, nel suo Trattato di Ippologia del 1902, parla del Cavallo Calabrese con queste parole:” i cavalli calabresi che discendono dall’arabo incrociato con l’andaluso, per la loro velocità, agilità, forza e resistenza sono ritenuti tra i più distinti”.

La Calabria non smette mai di stupire.



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