L’ABITO TRADIZIONALE FEMMINILE DI GUARDIA PIEMONTESE (CS)




di Maria Lombardo



 In Calabria esiste un piccolo paesello nel cosentino dove da sempre la sua popolazione si esprime in occitano. Un popolo piemontese si spinge fino al Sud Italia per sfuggire alle persecuzioni religione. I valdesi del Pellice si fermano a Guardia e San Sisto! Purtroppo considerati eretici vennero repressi anche in Calabria Citeriore.I paesi distrutti, gli abitanti, tra cui donne e bambini, sgozzati o arsi sul rogo, ma anche venduti come schiavi ai mori. I pochi sopravvissuti si convertirono alla religione cattolica. Una storia triste quella di questo popolo. I superstiti dovettero convertirsi. A tal testimonianza laporta del sangue, chiamata così dal 5 giugno 1561, oltre ai nomi delle strade che ricordano tali fatti storici. Popolo che si distingue anche per gli abiti tradizionali e la foggia dei capelli, infatti si distinguono almeno tre abiti tradizionali: Tramontana, Dorn e Tramontana de lot. Il primo è quello più notevole diciamo che mostra più visibilità alla bellezza della donna gli altri due invece nascondono e contengono. E' un belvedere in ogni caso! La tramontana è composto da: la chamisa camicia bianca di cotone con un colletto lavorato all’uncinetto o la gorgìera, un colletto di stoffa ricamata per le donne più povere. Le maniche lunghe sono strette al polso con un bottone che in alto formano le bòfa, ricamate a punto intaglio. Sulla camicia si alloggia la sottoveste di colore rosso, camisol e ancora sopra la gonèlla pieghettata e variegata in oro realizzata in genere con nove metri di stoffa di colore verde o blu. La gonella si annoda vicino al seno non ai fianchi, l’abito è impreziosito dalle mezze maniche, mèsa mània, dalla boca mània e dal grembiule, faudil. I nastri che legano le maniche al bustèt sono di colore d’oro e formano due rose dorate, detti gallon. Da un lato del grembiule, infine, scende un fazzoletto di seta, macalor a la banda, a simboleggiare lo status della donna. Quello che però è una vera particolarità sta nell'acconciare i capelli si porta lhi Penalhs dalla forma di cuore e di seguito coperto da un fazzoletto o da un tulle bianco, mocalor de la tèsta. Ora però da profana cercherò di spiegare come una donna occitana” pettina il crine nel dì di festa” si parte da una coda alla nuca si creano due trecce intrecciate con nastri di cotone, sagarèllas, infine fissate con forcine in modo da renderle rigide. Le cordicelle devono tenere ferme le trecce accolte ne lhi penalhs sponuts, una struttura rigida a forma di cuore rovesciato. Si fissano le trecce con dei nastri in doppio giro per poi stringerli dietro con un nodo. Anche i nastri sono fissati ai capelli con forcine. Si procede con il velo di cotone o tulle (mocalor de la tèsta) che copre armoniosamente i lhi Penalhs. Il velo bianco avvolge a mo’ di cuffia i lhi Penalhs, lasciando intravedere sia le due ciocche di capelli sulla fronte della donna sia la forma e i colori de lhi Penalhs. Ammetto che è molto difficile ma con pratica e dedizione tutte le donne di Guardia riescono a pettinarsi. Il velo viene quindi fissato sotto la coda annodando i fili che pendono da due estremità. A questo punto il velo bianco viene ulteriormente stretto dietro il capo annodando le due estremità e assicurato alla coda dei capelli con forcine. La parte rimanente del velo, infine, viene lasciata cadere lungo la schiena per formare una lunga coda e ancora bloccato ai capelli con forcine. Per terminare si separano le due ciocche di capelli per lasciarle cadere armoniosamente sulla fronte della donna Guardiola. La Calabria è anche bellissime e secolari tradizioni!

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