Archeologia industriale. Recuperata in Calabria la centrale idroelettrica di Bivongi.



di Maria Lombardo


 Fu la prima centrale idroelettrica delle Serre e benchè si trovi nella zona Borbonica per eccellenza non è stata voluta da loro durante il loro dominio, ma costruita nel 1914 per volere dell'Avvenire Società Idroelettrica di Bivongi. A contribuire a questo facoltoso lavoro furono gli abitanti della Valle dello Stilaro tra cui molti Bivongesi che riuscirono ad utilizzare l'energia elettrica. Col tempo i lavori si ampliarono ed anche Stilo e Pazzano godettero della luce elettrica. Rimase in attività fino al 1953 ed era posizionata sulla sponda sinistra dello Stilaro. Alta 6 metri e mezzo per il periodo era vista con un colosso dell'ingenieria dove erano state adagiate due turbine la Francis della società Ing. Moncalvi & C.” di Pavia che sfruttava la potenza delle acque dello Stilaro convogliate in un canale. Poi si acquistarono due alternatori di 90 kw della Ercole Marelli che compiva 600 giri. L'acqua faceva un giro particolare in un canale di 150m. In seguito venne edificato pure un ponte che portava l'acqua fino alla centrale. Tra le tante notizie che si possono reperire è stata la tempestività con cui si conclusero i lavori. Un solo anno! Oggi assieme alla centrale del Marmarico che non mancherò di spiegare è una testimonianza di archeologia industriale quindi ripristinata e valorizzata. A distanza di pochi anni dall'edificazione della centrale di Bivongi dalla Società Immobiliare Calabra o SIC con un costo di 12 milioni di lire viene costruita la centrale del Marmarico. Con un progetto del 1922 che viene approvato nel '28. Ampliata nel corso del tempo nel '52 viene costruito il pozzo fin quando dopo gli ingenti danni del '70 Enel ne diviene proprietaria e chiude l'impianto. Essendo un reperto di archeologia industriale, andrà a far parte, insieme alla centrale idroelettrica Guida, del museo dell'energia idraulica. Vengono formati due bacini artificiali Azzarella e Ruggero, inseguito venne costruita pure la diga Giulia con una capacità di 100.000 metri cubi d'acqua sita in località valle delle Ortiche nell'area di Ferdinandea. Ubicata alla destra dello Stilaro ha l'edificio con un corpo principale e ben 3 secondari su vari piani. I macchinari sono delle officine Savigliano di Torino. Imponenti igeneratori composto dalle turbine Pelton collegata al coassile Savigliano. Nei corpi secondari vi sono apparecchiature elettriche, gli alloggi per il personale, una piccola officina e una fucina. Ci sono 3 ingressi: uno per accedere direttamente alla sala macchine, uno agli alloggi e uno al primo piano sempre verso gli alloggi, da utilizzare anche in caso di piena.

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