"U carrettu e a settimana” i giochi più amato dai bimbi calabresi.



di Maria Lombardo



Sicuramente tutti, da generazioni più grandi a noi più giovani, abbiamo sperimentato il gioco del carretto. Ricchi e poveri senza distinzione hanno costruito con ingegno e con attrezzi e materiali di fortuna questo gioco che serviva per spostarsi. Il carretto aveva avuto il suo “boom” quando acquistare un giocattolo era proprio una rarità e quindi per giocare si doveva usare la fantasia. Costruirlo però era molto faticoso! L’abilità di cercare i materiali, l’abilità nelle mani e la fantasia erano importantissimi, spesso poi si doveva ricorrere all’aiuto del mastro dove il pomeriggio le famiglie mandavano i giovani. Il quale gentilmente prestava attrezzi o dava qualche materiale. I ragazzi facevano a gara per andare da "u meccanicu" pur di accaparrarsi i cuscinetti,elemento basilare per la costruzione del carro. Per la sua costruzione si utilizzava una bella tavola per la base, ad essa si fissava l'asse posteriore su cui si infilavano i cuscinetti meccanici e infine con un bullone si fissava sempre sulla tavola l'asse anteriore. Quest'ultimo si fissava con il bullone per poter avere la possibilità di farlo girare per avere il controllo sulla direzione. Ricordo benissimo quando per costruirlo usammo l’anta di un vecchio mobile di formica e via su e giù dalla discesa coi miei cugini. Altri tempi! Bei tempi quando ti stufavi dei tradizionali giochi dovevi fare altro anche per passare l’estate in spensieratezza. Si partiva a frotte e si attendeva il proprio turno per sentire l’ebbrezza “del pericolo” la velocità, mista alle urla delle madri “ ma non potiti fari giochi menu pericolosi” quando ci si trovava per terra sanguinanti e con gli abiti stracciati. Oggi purtroppo questi giochi sono scomparsi ma non nei ricordi quelli resteranno sempre! Per quanto riguarda la campana che a Nicotera chiamiamo “settimana” era un gioco più tranquillo sia per noi bimbi che per le mamme. Prima c’era la corsa a cercare la pietra migliore si prediligevano quelle appiattite poi c’era la corsa spasmodica del gessetto, quando c’era! Spesso però si utilizzava il carbone , si inventava di tutto pur di giocare. Si tracciavano queste caselle fino al numero dieci e via a saltelli e pose acrobatiche per non perdere il turno. Giochi di un tempo quando ci si accontentava di poco!


Commenti

  1. "A jatta e 'u surici" (la gatta ed il topo) un giochino che costruivamo con due bastoncini, il più lungo di circa un metro (a jatta) ed il più piccolo appuntito alle due estremità ('u surici). Con la jatta si colpiva "u surici ad una delle estremità per farlo saltare in aria e poi bisognava colpirlo, sempre con la jatta, a volo per lanciarlo lontano. Chi lo prendeva a volo diventava padrone del gioco e lo gestiva fino a quando 'u surici non veniva preso a volo da un altro giocatore. A dire il vero era un gioco pericoloso e rischiavi di farti male se ti scappava dalle mani e ti colpiva sul volto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una volta ci si arrangiava, si costruivano i propri giochi con il materiale che si aveva, ed erano tutti contenti :)

      Elimina

Posta un commento

Dimmi cosa ne pensi!

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

La Riganella è un dolce del rituale pasquale, tipico delle comunità d'origine albanese

” U SACCHIETTU” di Longobucco (CS)anticipiamo il Capodanno Calabrese!