La Fabbrica di cellulosa di Serra San Bruno (VV)... dopo i Borbone.






di Maria Lombardo


 Da circa un lustro la mia priorità principale è quella di recuperare il più possibile la storia della nostra Calabria e di presentarla al pubblico per poterla fare apprezzare. Nel cuore della cittadina di Serra San Bruno, “capitale” delle Serre Calabresi tra il 1892 al 1928 nell'antica postazione dell'area industriale di Serra, sorse una Fabbrica di Cellulosa che sfruttava i boschi delle Serre. Non è assolutamente esagerazione dire che primati conseguì la Calabria alla fine dell'800 dal primo produttore nazionale di cellulosa ed energie da biomasse. Sicuramente fu questa la vera industria nella storia della Calabria che diede lustro alla Regione. Ed è chiaro e tutti gli storici più sereni possono confermarlo che la vera industria calabrese fu con questa notissima fabbrica si era passato dall’ormai inutile ferro e inutilissime miniere, alla lavorazione della carta di cui Serra brillò di luce propria. Non è compito facile però imbattersi in ricerche di questo tipo, ma neppure impossibile. In alcune località, poi, c’é un’inflazione di studi storici in alcuni ambiti, a fronte di lacune piuttosto vistose, in altri. Nelle nostre contrade spesso parliamo di Chiese e Castelli ma vi è un'altra storia che va raccontata per dare la consapevolezza di un rigoglioso passato. Vengo a conoscenza di questa storia con uno studio a quattro mani di Bruno De Stefano Manno e Stefania Pisani. Con “La Fabbrica di cellulosa” i due ricercatori hanno messo in luce la storia dimenticata di un primato produttivo, che fino agli anni ’30 del secolo scorso, ha reso Serra San Bruno il fulcro della produzione italiana di cellulosa. Tutto nasce dalle mani di un giovane ingegniere laureatosi alla Normale di Pisa Giuseppe Fabbricotti ricco figlio di una nota famiglia di Toscani, che conoscendo l'allora recente passato estrattivo delle Serre decise di continuare, e per giunta a ritmo sostenuto e con picchi d’eccellenza, lo sfruttamento delle risorse forestali. Giuseppe conscio delle possibilità delle Serre Vibonesi fece prendere forma nel territorio di Serra San Bruno un polo industriale di tipo chimico-forestale di assoluta avanguardia che, all’epoca, non aveva l’uguale in Italia. La famiglia Fabbricotti disseminò la Toscana di ville che accoglievano grandi imprenditori, e ne fece costruire una anche a Serra. E' assolutamente importante discorrere di questo tema non bisogna assolutamente prendere come “ scoperta” questo mio dire su una fabbrica che ha chiuso i battenti da soli 80 anni. Ma, per quanto la sua attività si sia protratta per oltre trentacinque anni e malgrado sia stata celebre per l'avanzata tecnologia, la Fabbrica di Cellulosa e Carta di Serra San Bruno è stata dimenticata da tutti, persino dagli stessi abitanti del paese che l'ha vista nascere e prosperare. Nessuno è stato a conti fatti capace di indirizzarmi sul posto dove era ubicata e tanto meno nessuno ha saputo dirmi quali grandi tecnologie usava. La fabbrica ha rischiato di seguire la sorte toccata in passato alle limitrofe ferriere di Mongiana: è stata dimenticata a torto, nonostante i suoi incontestabili primati e a dispetto delle superstiti vestigia. Siamo nel 1891, da poco tempo si era celebrato il fallimento di Achille Fazzari nelle vesti di imprenditore, e Serra vedeva l'astronascente toscano che qui accrebbe il lavoro della carta. Sulla Fabbrica di cellulosa di Serra si catalizzò l’interesse del mondo imprenditoriale e politico, dei tecnici del settore della carta e dei giornalisti della stampa specializzata. In termini tecnologici era il più avanzato degli stabilimenti italiani produttori di cellulosa. Oltre ad essere stata la prima in un settore di produzione di cui ai suoi tempi l'Italia era sprovvista, la fabbrica detiene un secondo primato, forse più rilevante del precedente, perché con cento anni d'anticipo è stata antesignana degli odierni impianti di produzione d'energia da biomasse. Tuttavia è dalle parole della Pisani che apprendo che:” La ricerca condotta sulle trasformazioni societarie è esemplare e chiarisce l'influenza esercitata dalla fabbrica all'interno dei dibattiti parlamentari e delle leggi emanate a favore dell'industria”. Effettivamente il patron Fabricotti teneva a cuore l'opificio Serrese. È sua la scoperta del tentativo di produrre nitroglicerina in alternativa al declino della cellulosa nazionale, ed è sua anche la scoperta dell'inserimento della fabbrica tra le industrie belliche che supportarono lo sforzo nazionale nel corso della Prima guerra mondiale. A quell'epoca la fabbrica iniziò a produrre "farina da legno" che, come è noto agli esperti del settore, è uno stabilizzante delle polveri da sparo.La sua analisi sulle ragioni del fallimento dell'impresa è da non perdere e, io credo, resterà imprescindibile caposaldo da cui partire per ulteriori approfondimenti sulle cause della mancata industrializzazione della Calabria.Anche se nell'ambito delle ricerche storiche è difficile giungere a conclusioni definitive, tutto può essere rivisto in ottiche diverse, ritengo tuttavia che il suo lavoro sia esaustivo e poco resterà da scoprire a chi un domani volesse cimentarsi nella ricerca di nuovi dati. Ne approfitto per informare tra i tanti “studiosi” che concludono il fare industria nelle Serre solo nel periodo Borbonico che non c'è niente di storicamente più errato e ne darò conferma con numerosi altri scritti

Commenti

Post popolari in questo blog

Le paste Gioiosane un dolce tipico di Gioiosa Jonica: venite a gustarle in Calabria!

La Riganella è un dolce del rituale pasquale, tipico delle comunità d'origine albanese

” U SACCHIETTU” di Longobucco (CS)anticipiamo il Capodanno Calabrese!