“Il Papa è Qui!”.... Callisto II si porta in Calabria per trattare coi Normanni!


di Maria Lombardo



 Nel Basso Medioevo accadde una cosa molto importante per la Calabria poiché Papa Callisto II non esitò a trasferirsi a Santa Eufemia per tentare di risolvere ufficialmente i problemi col popolo Vichingo. Una grave crisi interessava la Chiesa ed i Normanni. Intanto la visita in Calabria riguardò anche un “tour” nella regione. Giunse in Calabria nel dicembre del 1121 e rimase per lungo tempo approfittando anche di sanare i problemi tra Guglielmo I di Puglia ed il conte Ruggero II di Sicilia. Le vere ragioni però non furono centrate sulla conquista di alcune terre Normanne. Il Castello di Vallelonga venne militarizzato ed al Papa quell'avamposto interessava. La cosa vuol dire che se il Papa lasciò Roma per recarsi nelle nostre terre per seguire le cose in prima persona, significava solo una cosa l'assetto territoriale era fondamentale. La Calabria rappresentava uno snodo particolare! Sicuramente il papa, nelle sue manovre, intravvedeva il futuro vantaggio di acquisire nuove decime, avrebbe fatto sentire la voce della Chiesa Latina su vasti territori e per un certo tempo avrebbe vissuto, con tutti i suoi accoliti, decisamente molto meglio; Ormai nell'Urbe tra antipapa e caarestie si viveva male ed in Calabria la terra fruttifera. Gli atti emessi da quel papa, in quelle particolari circostanze, recavano, infatti, la firma di un gran numero di cardinali, con i relativi titoli di appartenenza; segno evidente che si trattava di una questione seria: il suo intervento era necessario e vitale sia per la politica ecclesiastica di quei lontani tempi e sia per garantire l’agiatezza temporale dell’alto clero. Un viaggiò che lo portò a Nicastro ben 15 giorni, poi a Catanzaro dove cconsacrò la Cattedrale voluta da Eremburga, note le molte indulgenze che concesse. Non poteva mancare la visita alla Certosa di Serra e presenziò alla processione coi monaci. Probabilmente, sulla via del ritorno in sede, sostò nel piccolo villaggio di Spadola dove pare che consacrò anche la chiesa matrice. Su questa sosta vi sono numerose leggende si dice che per rifocillarsi sostò al fontanile e si era formata la fila per il rito del bacio del piede. Qualcuno infatti aveva sparso la voce della presenza del papa. E magari sentir dire” il Papa è quì ” sembrava essere solo la frase di un sogno. Però la realtà fu ben diversa per non far insozzare la pantola del papa un suo servo la sfilò e la conservò in carrozza. Il bacio del piede si dovette fare alla lettera! Lesti e veloci qualcuno tra gli Spadolesi rubarono la pantofola e la fecero sparire. E papa Calisto, al momento di ripartire, lanciò una specie di anatema contro il paesello; cioè che i suoi abitanti non crescessero più di numero finché esso fosse esistito. E pare pure che, più o meno, così sia stato fino a che, nel 1984, non giunse a Serra San Bruno un altro papa: Giovanni Paolo II°. In quell’occasione il Vescovo ed il Prefetto di Catanzaro gli restituirono una scarpetta d’oro anche a nome degli Spadolesi. Il Santo Padre la benedì e l’accettò sorridendo benevolmente. Così la maledizione di papa Calisto II° cessò. Ma pare anche che, in ricorrenza di quei giorni, nei pressi del luogo dove avvenne il misfatto, verso l‘imbrunire si possa avvistare il Fantasma di papa Callisto che si aggira guardingo; cercando, invano, la sua pianella perduta più di 890 anni fa.


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