I Borbone e la jettatura
di Maria Lombardo
Per conoscere bene un periodo storico bisogna
conoscere tutto anche quelle cose che sembrano sciocchezze ma non lo sono. Oggi
vi parlerò del rapporto dei Borbone con la jettatura sembra un discorso
anacronistico per il periodo dell’illuminismo ma in realtà a Napoli la
jettatura era una cosa seria. Specie tra i reali! Ricordavo di aver studiato
bene questo argomento quando ancora universitaria seguivo le lezioni del noto
antropologo Francesco Faeta e per l’ennesima volta mi pone in mano Sud e Magia
di Ernesto De Martino. In quel piccolo testo oggetto d’esame ho potuto studiare
come i Borbone si ponevano di fronte al concetto di jettatura. Ne leggeremo
delle belle! Caratteristico il pensiero di Ferdinando I che era così convinto che il buon De Jorio
fosse uno jettatore che per 15 anni non gli concesse udienza. Il De Jorio era
uno scrittore e voleva solo omaggiare il Re della sua opera nulla più. Inoltre
per la corte napoletano doveva riceverlo Sua Maestà ricevette il canonico il 3 gennaio 1825 col
risultato che morì il 4 gennaio . Certamente questo aneddoto fu raccontato
anche dal Fiorentino e dal Dumas quindi è cosa molto nota ma non ai
neomeridionalisti. Sorprende invece ma in negativo il comportamento che ebbe
Ferdinando II verso la jettatura perché fu un sovrano che nei primi 10 anni di
regno seppe governare. Ebbene si proprio sul “grande ed illuminato” Re trovo la
documentazione copiosissima. De Martino nei suoi scritti si rifà al De Cesare
siamo nel dicembre del 1857 si stava ultimando la lista degli invitati a corte
si dovevano eliminare i morti i sospettati ed
aggiungere nuove persone. Il ciambellano di corte fece al Re il nome del
Duca Della Valle che spesso aveva fatto richiesta di invito. Ma il Re pur
riconoscendo le sue buone doti lo considerava jettatore celebre la frase del
Re: tu invitalo pure ma t’avviso che la festa non si terrà”. Il Re così venne
ferito da Agesilao Milano e l’evento lo stesso Monarca lo ricondusse all’invito
iettatorio. Da quel momento a corte non si svolsero più feste ne per le nozze
di Francesco II per malattia e morte di Ferdinando e ne per tutto il governo di
Francesco per i motivi conosciuti. Ma torniano un momento indietro questa volta
non è De Martino a fornirmi i dati storici ma direttamente il De Cesare. Si
rifà al viaggio che la famiglia reale compì per accogliere la sposa Bavarese di
Francesco II, usciti dalla Reggia di Caserta il Re notò due cappuccini che lo
salutavano ebbene per Ferdinando fu un cattivo presagio.I monaci erano
annoverati dal Re nella categoria jettatori. Ed ecco che rivolgendosi alla
moglie esclama:” Terè che brutto viaggio che facimmo sta vota” ma in realtà fu
l’ultimo. Ed ecco che la corte incontrò una tempesta di neve a Serra strade
ghiacciate ed un miglio a piedi che il Re percorse in sofferenza. A Brindisi il
Re si aggravò e la mancanza di strade permise il rientro a Napoli via mare. La
credenza alla jettatura di Ferdinando era giunta davvero a forme rozze e
grottesche quando si trovò faccia a faccia con la morte caddè davveroo in uno
scurrile comportamento lazzaronesco e plebeo e nel dolore della malattia
gridava “m’hanno adocchiato e jettato” e ripassava a memoria gli avvenimenti
che nellaa sua stoltezza considerava da jettatura.
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