La Brigata Catanzaro si ribella a D’Annunzio che li paga col sangue.
di Maria Lombardo
Durante la Prima Guerra Mondiale anche i calabresi vennero inviati
a combattere in paesi lontani dalla loro amata Regione, ma furono destinati a
vivere certe azioni che rimaranno alla storia. Inutile dire che alto fu il
tributo in vite umane dei giovani calabresi! Le perdite della Brigata
Catanzaro tra il 1915 ed il 1916 furono di 1.062 morti, i feriti furono 10.203
ed i dispersi 2.078, riferisce nel suo approfondito lavoro di ricerca Giulia
Sattolo, originaria proprio di Santa Maria la Longa e assegnista si ricerca
presso il dipartimento di Lingue Letterature, Comunicazione, Formazione e
Società (DILL) dell’Università degli Studi di Udine. Non a caso, il re Vittorio Emanuele III
concederà, motu proprio, la medaglia
d’oro al 141° Reggimento fanteria “Catanzaro”. La Brigata Catanzaro fu coinvolta in azioni
militari molto pericolose. Ma andiamo ai fatti, per 29 mesi si cercò di
conquistare l’Hermada, un
cocuzzolo trasformato dagli austrici in una fortezza inespugnabile a difesa di
Trieste, durante le battaglie dell’Isonzo. Per i fanti calabresi è un periodo
infernale di certo non abituati a quel clima. A loro, dopo innumerevoli
promesse venne negato qualsiasi riposo. Inutile raccontare le sofferenze dei soldati che vedono la morte tutti i giorni. Patiscono
la fame. Sono tribolati giornalmente
dal meteo avverso come detto in calce. Le condizioni igieniche sono pietose.
Gli animi e il fisico sono prostrati da una condizione disumana e non più
sostenibile. Era l’inferno in terra! Ed ecco che si sparge la voce che in una
villa dei paraggi dimorava Gabriele D’Annunzio, i soldati calabresi invadono la
villa del Vate la causa di tanta inumana sofferenza. Per sedare la ribellione
arrivano cannoni e altri militari. La guerra civile. Il moto di insofferenza - passato alla
storia come la Rivolta della Brigata Catanzaro - viene represso col rito macabro del
sorteggio. Ne saranno scelti ventotto per la fucilazione. D’Annunzio assiste
implacabile, salvo mostrare qualche timido ed ipocrita segno di pentimento
subito dopo, di fronte ai cadaveri di soldati italiani fucilati da
altri soldati italiani.
Quattro soldati furono condannati a morte e le esecuzioni ebbero luogo
nel settembre successivo. Altri soldati furono processati e condannati, altri
morirono in ospedali da campo e altri furono inviati a combattere fino alla
fine della guerra. Un fatto terribile
che non fiaccò gli animi dei calabresi che si batteranno con indomito coraggio
per L’Italia. Gli Italiani dimostrano tutte le loro virtù e pazientemente con
ardimento e intelligenza creano le condizioni per la vittoria. A salvare la
sorte nazionale, l’orgoglio patrio. Attenzione cari lettori nelle scorse stagioni ho gia parlato di questo evento nel blog ma ora ho voluto spiegare bene la figura del Vate nell'episodio.
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