In Calabria vengono raccolti a fine estate per essere mangiati a Natale:” u miluni’nvernali”.



di Maria Lombardo



Questi meloni, meno conosciuti al grande pubblico, devono il loro nome alla maturazione tardiva e alla possibilità di essere conservati fino all’inverno. Infatti, si raccolgono alla fine dell’estate, prima della maturazione completa. Le varietà anche in questo caso sono molte, ma in genere la pezzatura è notevole e può raggiungere i quattro chili. I frutti sono lisci e di colore giallo o verde scuro, mentre la polpa – più croccante e meno profumata – può essere gialla o verde. I meloni invernali sono coltivati soprattutto al Sud, dove il clima caldo e secco favorisce la dolcezza e la conservabilità. ra le numerose e interessanti varietà possiamo ricordare il Gialletto, il Melone di Malta, il Morettino, il Gigante di Napoli, il Casaba, il Piel de Sapo. In Sicilia possiamo trovare due presidi Slow Food: il Cartucciaru di Paceco e il Porceddu di Alcamo. Originaria della Turchia è invece la varietà Hirsiz Calmaz, mentre il Tendral delle Terre secche di Quatretonda e il Meló del Pinyonet sono spagnoli e l’Hami proviene dalla Cina. A causa della maggiore resistenza alle malattie, gli ibridi più recenti spesso sono preferiti alle varietà tradizionali, che in genere rientrano nell’insieme della frutta dimenticata. Non c’è vacanza al Sud Italia che non sia caratterizzata da almeno un assaggio di questo melone così particolare. Infatti in Puglia, Calabria e Sicilia il melone più rappresentativo dei classici piatti estivi è proprio il gialletto, e non il retato, più abitualmente consumato nel resto della penisola.
Il suo nome è ovviamente dato dalla buccia liscia di un colore giallo intenso leggermente striata longitudinalmente. La forma ovale racchiude una polpa bianca e soda. Sin dall’antico Egitto è stato considerato uno dei simboli di fertilità per eccellenza, probabilmente per i numerosi semi contenuti.
Viene coltivato in un terreno di impasto medio che deve essere ricco di sostanza organica nutritiva per la pianta, quindi la coltivazione viene avvicendata con piante da rinnovo anche per evitare l’accumulo di funghi e parassiti.
 (Altra fonte nel web)

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