I FINANZIAMENTI ALLA CAMPAGNA GARIBALDINA DEL 1860



di Maria Lombardo



Nel mondo neomeridionalista si sente sempre la solita nenia lamentosa che la Spedizione dei Mille fu organizzata a tavolino dal Piemonte, Francia ed Inghilerra. Oggi ho deciso di spiegare una volta per tutte come andarono le cose. Ricordando ai lettori che la storia va scritta da chi ne ha competenze! Una cosa è certa i Mille erano male armati, equipaggiati e mal finanziati sappiate cari lettori che scesero nel Mezzogiorno vestiti “da passeggio” . I fucili logorati ed arrugginiti sparavano se la fortuna li assisteva ed erano armi così desuete che nessuno le voleva più. Fucili più moderni, in gran numero, era stati raccolti da una colletta della "Società Nazionale", ma erano stati sequestrati per ordine di Massimo d'Azeglio. Un solo cannone che faceva solo rumore ed era usato per esposizione a ricordo delle guerre napoleoniche. Non avevano nulla nemmeno la polvere da sparo ma partirono. Riuscirono ad ottenerne un po’ in una caserma in Toscana!La polvere da sparo era così poca, che a Palermo Garibaldi rischiò di restarne senza. Si rivolse a navi inglesi ed americane presenti al largo di Palermo, ma gli fu rifiutata.  Non conoscendo quelle terre “sauvage” furono costretti ad acquistare persino le mappe. Furono i volontari ad acquistarle! I fondi disponibili alla partenza ammontavano in tutto a 70.000 lire, ottenute tramite una colletta svoltasi a Genova la notte prima che si salpasse. Già soltanto questo basterebbe a provare l’assurdità piena e palese dei fantomatici giganteschi finanziamenti a Garibaldi. Soprattutto c’è la documentazione dettagliatissima di ogni aiuto a Garibaldi nell’Archivio di Stato o consultano il  G. VIRGA, La rivoluzione nel regno delle Due Sicilie. L’insurrezione siciliana e la campagna di Garibaldi nell’Italia meridionale, pp. 602-609.
 Le scarse somme disponibili quando fu preparata la spedizione provenivano da offerte private giunte al “Fondo per il milione di fucili”, istituito a Milano nell’autunno del 1859, con rendiconto di Enrico Besana.
Successivamente a Genova fu creata la “Cassa centrale per il soccorso a Garibaldi”, amministrata da Agostino Bertani. La dettagliata relazione fu chiusa il 24 dicembre 1860 ed inviata a Garibaldi il giorno seguente.
Le entrate totali furono di lire 6.201.060,13 e per la maggioranza provennero da cambiali emesse dal governo provvisorio dittatoriale durante la campagna: 5 milioni  furono così pagati, coperti dalle ditte genovesi “Parodi” e “C. e Fratelli Rocca”, che a loro volta  furono rimborsate dal regno di Sardegna. Di fatto, quasi tutto il finanziamento delle spese di guerra provenne da finanziatori genovesi, che erano prestatori presso il governo sardo. Ed ora udite udite il denaro proveniente dalle regioni Napoletane fu davvero irrisorio giunsero 100.000 lire dalla tesoreria di Sicilia e 41.134,57 ducati dalla segreteria generale della dittatura di Napoli. Furono cifre minime rispetto al totale. In ogni caso, le somme provenienti dalle finanze siciliane o napoletane furono una parte minimale del totale: il 4 % circa, rispetto all’80 % versato da Genova ovvero dal regno sardo.
La campagna sia avvalse anche di contributi privati, pari a 851.735,28 lire. Essi giunsero quasi tutti dall’Italia, con una piccola parte proveniente dall’estero: comunità italiane all’estero, Russia, Francia, Usa, Regno Unito. I famosi finanziamenti giunti dall’Inghilterra ammontarono in tutto a 49083 lire dall’Inghilterra, quindi circa lo 0,8 % del totale. Il totale dei finanziamenti giunti dall’estero, ma che di fatto comprendevano anche raccolte di emigrati italiani, fu circa del 2 % del totale. Per dare un’idea dell’esiguità del denaro di provenienza estera basti ricordare che, tra i finanziamenti italiani, quello raccolto con la vendita di coccarde tricolori raccolse 16.000 lire! Arrivarono meno soldi dall’Inghilterra di quanti ne siano pervenuti dalla sola Brescia (62.071) o dalla piccola Como (58.710) o Bologna (62.317). La quasi totalità della somma raccolta, 6125345,38, fu impiegata in spese vive, anzitutto quelle per l’acquisto di armi ed equipaggiamento, oppure per forniture di viveri e vestiti etc. Rimasero al momento della conclusione della campagna 75.714,75 lire, che Garibaldi destinò come sussidio alle famiglie dei volontari caduti ed ai mutilati.
(fonte historiaregni.it)

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