Il rito calabrese ancestrale di preparare il Grano dei morti: piatto magno greco.
di Maria Lombardo
Mangiare il grano nel giorno
dei morti aveva un significato propiziatore e di buon auspicio per assicurarsi
una lunga vita. La metafora del grano è
molto interessante riguardo la relazione tra vita e morte. Per raccogliere il
chicco di grano, simbolo di vita e fertilità in molte religioni, bisogna
rompere la spiga, dunque ucciderla. Il chicco stesso di grano rinascerà in
spiga solo dopo esser morto sottoterra. Per questo motivo, in questo circolo
continuo di nascita e morte il chicco viene proclamato il simbolo duplice di
vita e morte, la vita che nasce dalla morte. giorno dei morti per i
credenti è un giorno particolare. Leggende antiche raccontano che i morti nei
giorni dedicati, ottengano il permesso di ritornare nei luoghi dove sono nati e
vissuti. A cavallo tra il primo e il due novembre, in tempi oramai passati,
nelle abitazioni, in ogni anfratto che portasse memoria dell’estinto, fervevano
preparativi per accogliere i cari defunti, cibo e candele accese illuminavano i
luoghi dove avevano vissuto, lumini alimentati ad olio rischiaravano le ombre
di fioca luce. Lux, lumen, luce di Cristo che indica la redenzione e il cammino
della fede per ottenere la salvezza della propria anima. Tradizioni intrise di
simboli, supportata dal legame tra l’uomo e la terra, tra la vita e chi diventa
custode della morte da cui rinasce altra vita. Madre Terra che attraverso le
sue stagioni dona ed indica i valori e i tempi della morte e della
resurrezione. Cosi come il chicco di grano, del frumento, che secondo i
liturgisti diventa il simbolo del corpo umano, che una volta interrato risorge
a nuova vita.
È per questo che si preparava un grande piatto con il
grano bollito con aggiunta di miele, la dolcezza del trapasso, guarnito con
chicchi di melograno, la brace che arde e tiene accesa la fiammella, condito
con mosto cotto, il lutto che circonda la persona scomparsa. Il grano cotto
cosi composto è il piatto offerto il due novembre giorno dei morti. Il cibo dei
simboli, il cibo di una cultura arcaica oramai in estinzione, dove alcune testimonianze
ancora si possono trovare solo in paesini dell’entroterra e solo in pochi
nuclei familiari composti per lo più da vecchi e anziani che credono e riescono
a tenere in piedi questo rito che si perde nella notte dei tempi. Le cucine
raccontavano la storia e la memoria degli uomini e dentro le mura, questi
laboratori del corpo e dello spirito, i cuochi, le massaie, le serve, i padroni
erano in continuo fermento, dove le padelle, mestoli, tegami, “pignate”, si
donavano volentieri ai profumi di olio fritto o di salse profumate. Il cibo
consolatorio veniva preparato come se fosse un giorno di festa, dove il dolore
veniva confortato dal cibo, perché il cibo è l’essenza della vita, l’elemento
primordiale della vita dell’uomo.
La cucina della vicina diventava la cucina di casa
propria, dove si onorava il morto e la sua famiglia attraverso il silenzio
degli utensili e del fuoco nella sua casa, perché chi era nel lutto , chi
viveva la tragedia del distacco terreno doveva essere nutrito, coccolato,
consolato. Ed i profumi del cibo facevano la loro parte. Il “cuonzo”, il
consolatorio, era il pranzo che veniva preparato a chi soffriva, a chi abitava
nella stessa casa del trapassato, un gesto di solidarietà che assumeva
significati ancora più profondi, riprendere a vivere, ricominciare ad
allontanare da sé la morte, riprovare il gusto della vita attraverso la
riscoperta dei profumi della vita terrena dei suoi sapori, veicolo per il
nutrimento prima del corpo e poi dello spirito. La cucina e il cibo non ci
lasciano mai soli, la loro presenza è necessaria perché bisogna continuare a
vivere. Il cibo diventa simbolo, metafora, estetica, solidarietà,
partecipazione. Non esiste regione italiana che non abbia nella sua gastronomia
tradizionale, un piatto di rito e dalla forte valenza simbolica dedicato al
giorno dei morti, generalmente preparato con ingredienti intrisi nella
tradizione popolare, con significati antichi come la farina di grano, il vin
cotto, il melograno, il miele, la frutta secca. Il cibo offerto in dono ai morti
stabilisce con essi un legame transitorio perché consumato da vivi nutre, ma
nutre anche i defunti perché salva le loro anime.
Da sempre in diverse nazioni, e molte regioni italiane, durante i culti istituiti per i defunti ma anche quando muore qualche parente, chi resta in vita prepara delle ricette speciali. Il “grano dei morti”, il “pan dei morti”, i “grandoti”, lo “smegiaza”, il “torrone dei morti” , le “ossa di morto” , i “pupi di zuccaro”, i dolci di mandorle e pasta reale a forma di frutta, cioccolato, marmellata e frutta candita, uniscono tutta l’Italia nella festa dei defunti, una giornata di tristezza e di gioia, in una mescolanza di profumi di incenso e di cibo, ma anche di consapevolezza che il destino, la nostra esistenza sarà seguita dal ringraziamento di altri a cui abbiamo donato il piacere e il gusto della vita.
Da sempre in diverse nazioni, e molte regioni italiane, durante i culti istituiti per i defunti ma anche quando muore qualche parente, chi resta in vita prepara delle ricette speciali. Il “grano dei morti”, il “pan dei morti”, i “grandoti”, lo “smegiaza”, il “torrone dei morti” , le “ossa di morto” , i “pupi di zuccaro”, i dolci di mandorle e pasta reale a forma di frutta, cioccolato, marmellata e frutta candita, uniscono tutta l’Italia nella festa dei defunti, una giornata di tristezza e di gioia, in una mescolanza di profumi di incenso e di cibo, ma anche di consapevolezza che il destino, la nostra esistenza sarà seguita dal ringraziamento di altri a cui abbiamo donato il piacere e il gusto della vita.
Ricetta: Grano dei morti
Ingredienti: 500gr di grano tenero, un melograno
maturo, gherigli di noci, Un cucchiaio di miele millefiori, Vincotto (che si
ottiene dal mosto bollito).
preparazione:
Bollire il grano per 1 ora circa, dopo averlo tenuto a bagno in acqua tiepida per due giorni. Lasciare raffreddare, aggiungere tutti gli altri ingredienti e amalgamare bene. Al momento di servire in tavola, condire la quantità desiderata con vincotto a volontà (se versato prima, indurirebbe il composto).
Bollire il grano per 1 ora circa, dopo averlo tenuto a bagno in acqua tiepida per due giorni. Lasciare raffreddare, aggiungere tutti gli altri ingredienti e amalgamare bene. Al momento di servire in tavola, condire la quantità desiderata con vincotto a volontà (se versato prima, indurirebbe il composto).
Come si cuoce il grano
Prima di tutto procuratevi del grano a chicchi, preferibilmente tenero, va bene anche quello duro. Lasciatelo in una terrina per 3 giorni e ricordatevi di cambiare l'acqua al mattino e alla sera. Poi scolate e sciacquate con acqua corrente e, quando è ben pulito, mettetelo a cuocere. per 500 gr. di grano è sufficiente una pentola con 5 litri d’acqua, a fiamma alta fino alla bollitura. Abbassate quindi la fiamma e continuate la cottura per circa un’ora e mezza senza mai girarlo. A cottura ultimata salarlo a piacere e scolarlo. Per preparare i dolci di grano, ovviamente, il sale non va aggiunto. Questa cottura è valida per la preparazione di tutte le ricette a base di grano. Il grano cotto può essere conservato in frigorifero per una settimana circa. Al momento di utilizzarlo, per preparare la ricetta desiderata, portate l’acqua in ebollizione, immergetevi il grano e fatelo bollire per circa 5 minuti.
(ricetta dal web)Prima di tutto procuratevi del grano a chicchi, preferibilmente tenero, va bene anche quello duro. Lasciatelo in una terrina per 3 giorni e ricordatevi di cambiare l'acqua al mattino e alla sera. Poi scolate e sciacquate con acqua corrente e, quando è ben pulito, mettetelo a cuocere. per 500 gr. di grano è sufficiente una pentola con 5 litri d’acqua, a fiamma alta fino alla bollitura. Abbassate quindi la fiamma e continuate la cottura per circa un’ora e mezza senza mai girarlo. A cottura ultimata salarlo a piacere e scolarlo. Per preparare i dolci di grano, ovviamente, il sale non va aggiunto. Questa cottura è valida per la preparazione di tutte le ricette a base di grano. Il grano cotto può essere conservato in frigorifero per una settimana circa. Al momento di utilizzarlo, per preparare la ricetta desiderata, portate l’acqua in ebollizione, immergetevi il grano e fatelo bollire per circa 5 minuti.
Commenti
Posta un commento
Dimmi cosa ne pensi!